Il fondo d’emergenza è un cuscinetto di liquidità necessario per far fronte agli imprevisti. Occupa il terzo livello della piramide dei bisogni finanziari.
Chiunque parli di pianificazione finanziaria cita il fondo d’emergenza come strumento imprescindibile per la gestione di spese improvvise. Questo perché pur essendo bravi quanto vi pare a pianificare, ci sarà sempre il caso in cui si rompe l’automobile, la lavastoviglie o la caldaia e sfiga vuole che il 99% delle volte questi eventi accadono in concomitanza l’uno con l’altro.
Possiamo quindi vedere il fondo d’emergenza come una sorta di assicurazione, dal quale dobbiamo attingere solo in caso di emergenza. Per le spese ordinarie o periodiche (affitto o mutuo, rate dell’automobile, spesa, bollette e così via) è bene tenere sufficiente liquidità sul conto corrente.
Quanto deve essere capiente il fondo d’emergenza?
Normalmente si consiglia di accantonare mediamente tra i 6 e i 9 mesi di spese, in base a come ci sentiamo più tranquilli. Per esempio se le spese familiari sono di 3000 euro al mese, potrebbe essere necessario avere un fondo d’emergenza tra i 18.000 e i 27.000 euro.
Nulla vieta di aumentare o diminuire questo cuscinetto (da 3 mesi fino anche a 24), ma ci sono alcune variabili per le quali l’ammontare accantonato in via prudenziale deve essere maggiore.
La prima variabile da valutare è la tipologia di lavoro, quindi la regolarità dei flussi di cassa. Un contratto da dipendente fornisce una maggior sicurezza e maggiori tutele rispetto ad un autonomo. Inoltre, se il lavoro è stagionale dobbiamo valutare anche questo aspetto per far fronte ai periodi nei quali non lavoriamo o lavoriamo meno. In questi periodi i nostri flussi di cassa ne risentiranno.
La seconda variabile da valutare è quante persone del nucleo familiare manteniamo in rapporto a quante lavorano. Essere gli unici a lavorare in una famiglia di quattro persone richiede un fondo d’emergenza più capiente, in quanto in caso di perdita del lavoro è necessario avere il tempo per trovarne un altro senza correre il rischio di non avere i soldi per fare la spesa.
La terza variabile da considerare è quella che viene definita rete di sicurezza finanziaria. Se avete parenti o amici disposti ad aiutarvi in caso di emergenza, è possibile ridurre l’ammontare del fondo. Ovviamente tutto dipende dai rapporti che avete (e per i quali siete certi che sia così) con la vostra rete.
Cosa non dovrebbe coprire il fondo d’emergenza
Un fondo d’emergenza non serve per le spese ordinarie, periodiche o preventivate con sufficiente anticipo.
Un esempio. A seguito di una valutazione, avete deciso di cambiare auto tra 2 anni. Dovete risparmiare per questo scopo nei prossimi 2 anni ed evitare di intaccare il fondo d’emergenza. Se però capita che l’automobile si rompa tra 6 mesi, è giusto attingere dal fondo d’emergenza. E’ questo il suo scopo.
Un’altra cosa che non dovrebbe coprire il fondo è tutta quella serie di eventi con danno potenziale enorme per i quali è possibile assicurarsi. Responsabilità civile, polizza sulla casa, polizza per copertura rischio premorienza o invalidità permanente (a maggior ragione se siete l’unica fonte di reddito della famiglia). Tutte queste casistiche sono (come le definisce Taleb) opzioni asimmetriche, ossia eventi per i quali il danno potenziale è infinitamente maggiore del guadagno generato dalla mancata copertura del rischio. Sarebbe da stupidi non tutelarsi contro questi rischi, al pari di non mettersi la cintura quando si sale in auto.
Conviene investire il fondo d’emergenza?
Partiamo dal presupposto che lo scopo principale del fondo d’emergenza è quello di tutela e non di generare un rendimento.
Tuttavia, data l’entità del fondo, spesso si innesca un meccanismo definito FOMO (Fear Of Missing Out). Il nostro cervello ci porta a pensare che se dovesse succedere qualcosa si ha la possibilità e il tempo di disinvestire il capitale necessario e tenere fermi questi soldi ci fa girare le palle.
Questo capita molto più di frequente tanto più il rapporto tra fondo d’emergenza e capitale investito per il futuro è maggiore. Ossia se abbiamo iniziato a risparmiare da poco e abbiamo appena finito o stiamo finendo di costruire il nostro fondo per le emergenze, ci ritroviamo in una situazione nella quale abbiamo 10/15/20.000 euro a prendere polvere e niente o poco altro investito per il lungo termine.
Il rischio è di cambiare i piani in corsa, prendere una buona parte del fondo d’emergenza e investirlo.
Niente di più sbagliato.
Come ci mostra la piramide dei bisogni finanziari, prima tuteliamo il presente e dopo investiamo. Prima ci assicuriamo, ci garantiamo dei flussi di cassa regolari (e paghiamo i debiti con i tassi di interesse più alti) e costruiamo il nostro fondo per le emergenze. Poi pensiamo al futuro. Dividere le risorse significa correre dei rischi.
Inoltre, investire il fondo d’emergenza è diventato conveniente negli ultimi mesi a seguito dell’aumento dei tassi di interesse. Con una situazione dei tassi come quella dal 2015 al 2021 era sicuramente una valida opzione quella di tenere il fondo sul conto corrente. Il rendimento degli strumenti privi di rischio in quegli anni era pari a zero.
Come è possibile investire il fondo
Fatta la dovuta premessa che lo scopo del fondo d’emergenza non è quello di generare un rendimento ma di garantire una tutela, investire il fondo d’emergenza è una buona scelta solo se lo strumento scelto è facilmente svincolabile.
I migliori strumenti che possiamo utilizzare sono principalmente tre: conto deposito svincolabile, fondo obbligazionario ultra short-term, fondo monetario a replica sintetica.
L’ordine non è casuale. Partiamo infatti dallo strumento più semplice da capire e arriviamo al più complesso.
Conto Deposito svincolabile
Il conto deposito è un prodotto finanziario messo a disposizione dalle banche, il cui scopo è quello di un salvadanaio. La banca remunera il capitale depositato in quanto usa quel capitale per finanziare altre attività. Quindi un conto deposito svincolato pagherà sicuramente meno interessi di uno vincolato, in quanto la banca non sa quando tornerete a bussare alla loro porta per riprendere il denaro depositato.
Inoltre i conti deposito vengono solitamente messi a disposizione da banche più piccole. Questo è un rischio relativo in quanto in caso di fallimento della banca, esiste il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) che garantisce una tutela al risparmiatore fino a 100.000 euro. Per importi superiori, è conveniente suddividere gli importi tra più conti deposito per ridurre il rischio.
La tassazione dei profitti sui conti deposito è del 26%. Questo non è l’unico obolo che lo Stato vi chiede in quanto è presente anche l’imposta di bollo pari allo 0,2% sul totale investito.
Stilare una classifica dei migliori conti deposito è inutile, in quanto le offerte cambiano continuamente. Se volete vedere una classifica aggiornata, potete fare riferimento al sito di AltroConsumo (che richiede però di essere abbonati per effettuare una ricerca visualizzando tutti i risultati) oppure al forum di FinanzaOnline (in questo caso l’elenco dei migliori conti deposito viene manutenuto dagli utenti del forum).
Fondo obbligazionario ultra-short term
Un fondo obbligazionario ultra-short term è uno strumento che investe unicamente in strumenti obbligazionari a brevissimo termine. La duration media delle obbligazioni contenute nel fondo è solitamente inferiore ad 1 anno, non vengono generalmente fatte operazioni di copertura valutaria e i titoli in portafoglio hanno un rating investment grade.
Nota: la duration esprime il tempo necessario ad un titolo affinché ripaghi il capitale investito inizialmente. E’ espressa in giorni e anni.
Il mio consiglio è quello di investire in fondi obbligazionari ultra short-term governativi in valuta locale. Governativi perché il rischio è più basso rispetto ai titoli corporate. In valuta locale perché investire in valuta estera significa accollarsi rischio cambio, quindi aumentare la volatilità di uno strumento che dovrebbe avere volatilità prossima a zero.
Punto d’attenzione sui fondi obbligazionari. Un fondo obbligazionario funziona acquistando obbligazioni di vari emittenti in base alla composizione del fondo. Per esempio un fondo di liquidità governativo europeo acquisterà solo Titoli di Stato prossimi alla scadenza di paesi dell’area euro che rispettino i requisiti di rating imposti dagli organismi di controllo.
Le obbligazioni acquistate possono essere le più disparate. Potrebbero anche essere acquistati Titoli di Stato trentennali ma con scadenza residua inferiore ad un anno. Non solo, potrebbe anche succedere che per mantenere la duration costante del fondo, queste obbligazioni vengano liquidate in anticipo rispetto alla scadenza.
Dato il momento attuale, questo è un vantaggio in quanto il fondo si adeguerà automaticamente ai nuovi tassi di interesse imposti dalle Banche Centrali, vendendo obbligazioni emesse a tassi più bassi e riacquistando le nuove emissioni più vantaggiose.
Tuttavia, se siamo in un momento di tassi in diminuzione, questa diventa un’arma a doppio taglio. Non portando le obbligazioni a scadenza per mantenere costante la duration, tali obbligazioni potrebbero venir vendute in perdita rispetto al prezzo di acquisto.
Questo tipo di strumenti sono adatti ad un fondo d’emergenza in quanto la variazione di prezzo di un fondo obbligazionario è funzione della duration media. Questo significa che se i tassi di interesse delle Banche Centrali calano dell’1%, un fondo con una duration media di 6 mesi subisce una variazione di prezzo pari allo 0,5% del suo prezzo attuale.
Un investimento in questo tipo di strumenti richiede una maggior conoscenza e attenzione rispetto ad un semplice conto deposito. C’è tuttavia anche da considerare il fatto che in uno scenario di diminuzione dei tassi di interesse è estremamente probabile che anche le banche adeguino le condizioni dei conti deposito con modifiche unilaterali dei contratti.
Tra tutti gli ETF di questo tipo analizzati, penso che uno dei migliori sia Amundi Prime Euro Government Bond 0-1Y.
Un altro valido ETF è Amundi Govies 0-6 Months Euro Investment Grade. E’ meno sensibile a variazioni dei tassi rispetto al precedente (duration media 0,24 contro 0,41), ma ha un TER più alto (0.14% contro 0.05%).
Fondo monetario a replica sintetica
In questa categoria rientrano tutti quei fondi il cui benchmark di riferimento è il tasso di rifinanziamento marginale, ossia il tasso al quale le banche si prestano denaro per una durata di 24 ore. Non a caso è definito anche tasso overnight. Inoltre, la replica del benchmark di questo tipo di prodotti è sintetica (basata su swap, solitamente unfunded).
E’ bene quindi fare un approfondimento su entrambi gli aspetti, ossia cosa è in concreto il tasso interbancario overnight e cosa significa replica sintetica unfunded swap-based.
Il tasso interbancario overnight
Le banche sono vincolate dalle rispettive Banche Centrali a mantenere un importo minimo di liquidità. Durante la giornata tali riserve fluttuano in maniera importante in base ai prelievi e ai depositi dei clienti. A fine giornata perciò avremo banche che dispongono di liquidità in eccesso e banche che hanno un deficit nelle loro riserve e devono rifinanziarsi.
Quello che accade è che le prime presteranno denaro alle seconde. Il tasso al quale le banche si scambiano denaro giornalmente è proprio il tasso overnight. Il tasso overnight si muove in relazione alla variazione dei tassi di interesse imposti dalle Banche Centrali. Infatti se abbiamo un aumento dei tassi si dice che il denaro costa di più. Questa affermazione si riflette perfettamente sul tasso interbancario overnight, infatti più sono alti i tassi di interesse, più aumenta il tasso overnight. Questo finisce poi per riflettersi su mutui e prestiti, in quanto le banche trasferiscono questo maggior costo al consumatore finale aumentando i tassi ipotecari.
Replica sintetica unfunded swap-based
Un ETF a gestione passiva funziona replicando un indice (definito benchmark di riferimento). Un benchmark può essere replicato in tre modalità: replica fisica totale, a campionamento o sintetica.
La replica fisica totale significa acquistare tutti i titoli contenuti nell’indice. Per esempio se l’indice di riferimento è l’S&P500, un ETF a replica fisica totale acquisterà tutte e 500 le azioni contenute nell’indice.
La replica a campionamento invece consiste nell’acquistare una parte dei titoli del benchmark. Per esempio il noto VWCE, ETF che replica l’andamento del FTSE All-World, non acquista tutte le azioni contenute nell’indice di riferimento, ma una parte. L’obiettivo è quello di replicare il più fedelmente possibile l’andamento dell’indice riducendo però i costi di transazione.
La terza modalità è la replica sintetica. La replica sintetica non funziona acquistando direttamente i titoli dell’indice di riferimento, ma cerca di replicare l’andamento del benchmark acquistando dei contratti derivati. La replica sintetica può essere funded swap-based o unfunded swap-based. La differenza sta nel fatto che la prima acquista direttamente un contratto swap, mentre la seconda acquista un paniere sostitutivo (substitute basket) che funge da collaterale.
Nel caso degli ETF monetari, essendo tutti a replica sintetica unfunded swap, l’emittente acquista un substitute basket. Il rendimento del paniere sostitutivo (maggiorato del costo di swap) viene scambiato con la controparte che si prende il rendimento del paniere sostitutivo e lo scambia con il rendimento del benchmark dell’ETF.
Questo tipo di replica consente di ottenere delle performance più fedeli all’indice di riferimento, in particolar modo quando i mercati di riferimento sono poco liquidi. Di contro, espone l’investitore al rischio di controparte. Il caso più comune di rischio di controparte è il rischio di credito, ossia l’incapacità da parte di una delle parti del contratto di onorare gli obblighi pattuiti per mancanza di liquidità, insolvenza o crisi finanziarie.
Quali sono i migliori ETF monetari di questo tipo?
Esistono due validi ETF a gestione passiva ed uno a gestione attiva. Fanno parte del primo gruppo Amundi EUR Overnight Return (LEONIA) e Xtrackers II EUR Overnight Rate Swap (XEON), mentre fa parte del secondo gruppo Lyxor Smart Overnight Return (SMART).
Tutti e tre questi fondi hanno come benchmark l’Euro Short Term Rate (€STR), definito come il tasso risk-free dell’area euro.
La differenza sostanziale tra LEONIA, XEON e SMART è relativa al fatto che i primi due acquistano un paniere sostitutivo gestito passivamente e composto da sole obbligazioni a medio-lungo termine che garantisca un rendimento appetibile per la controparte. SMART invece, essendo a gestione attiva, prova a battere il benchmark acquistando azioni. Se guardiamo nella scheda informativa del fondo, infatti, vediamo come il suo substitute basket sia composto al 100% da azioni large cap statunitensi (50%), giapponesi (30%) ed europee (restante 20%). Ovviamente non vi dovete aspettare un rendimento azionario da questo tipo di ETF, in quanto il rendimento del fondo è scambiato con la controparte swap che retrocederà il rendimento del benchmark di riferimento (l’euro short term rate).
Questo comporta anche la tassazione sulle plusvalenze dei primi due è del 12,5% mentre di SMART è del 26%.
Conclusioni
Il fatto che abbia dedicato la maggior parte dell’articolo alla parte di investimento del fondo di emergenza non deve incoraggiare all’investimento, anzi spero abbia l’effetto opposto. Proprio perché la presenza di questo fondo è molto più importante del suo rendimento, l’investimento di questi soldi è una scelta delicata e deve essere fatta con molta attenzione.
Il punto fondamentale infatti è l’accantonamento di un fondo che tuteli in caso di emergenza. Con i rendimenti attuali capisco che possa essere percepito come uno spreco quello di lasciarli a prendere polvere sul conto, perciò vi ho voluto dare delle alternative.
Nonostante io abbia deciso di investire questi soldi su XEON, ciò non vuol dire che sia la scelta migliore per chiunque. Il primo passo per decidere di investire in uno strumento non è guardare quanto rende, ma capirne bene il funzionamento. Per coloro che non hanno voglia di sbatterci troppo la testa, la soluzione ottimale è senza ombra di dubbio il conto deposito.
Grazie per la lettura.
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Altro post molto interessante. Ma un semplice bot a 6/12 mesi in alternativa a fondi ed etf? Tendenzialmente non perdono valore nel tempo e possono essere liquidati molto facilmente.
Grazie.
Ciao, grazie mille. Vanno bene anche i bot. Non li ho inseriti in elenco perché preferisco una logica set and forget. Una volta che imposto il pilota automatico per i miei investimenti è sufficiente dargli un occhio una o due volte all’anno, facendo modifiche solo se estremamente necessario. Un bot semestrale invece ti viene liquidato, devi reinvestire il capitale in un altro bot, è molto probabile che tu non abbia la possibilità di reinvestire tutto il capitale liquidato perché i bot sono acquistabili in tranche prestabilite (quindi ti perdi il vantaggio dell’interesse composto) e così via. Con un etf ultra short term o un etf monetario scegli il prodotto, ci metti il capitale e una o due volte l’anno ti aggiorni sulle eventuali variazioni dei tassi di interesse. Non è necessario reinvestire niente perché se scegli prodotti ad accumulo fa tutto da solo. Se non hai bisogno di quei soldi te ne puoi anche dimenticare.