In questo ultimo anno si è parlato molto dell’inflazione. A seguito dell’aumento dei tassi di interesse effettuato dalle banche centrali stiamo assistendo ad una flessione negli ultimi 2 mesi. E’ ancora presto per cantare vittoria ma sicuramente stiamo vedendo i primi effetti positivi di una politica economica aggressiva, attuata allo scopo di riportarla a dei livelli fisiologici (intorno al 2%).
Senza girarci attorno, l’inflazione è il nostro peggior nemico in quanto causa perdita del potere d’acquisto, incertezza economica e aumento del costo del debito.
Esiste quindi un modo per combattere l’inflazione?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo dividere il tema in due parti: in una prima parte vedremo chi è maggiormente colpito dall’inflazione, mentre nella seconda vedremo quali sono gli strumenti più adatti a combatterla.
Dobbiamo rivedere il modo in cui pensiamo all’inflazione
Quando parliamo di inflazione, una delle frasi che sentiamo più spesso è la seguente:
Se l’inflazione aumenta del 10% il nostro stipendio deve aumentare del 10% altrimenti il nostro potere d’acquisto si svaluta nel tempo.
So che vi potrei causare uno shock ma questa frase non è corretta. O meglio, lo è ma per determinate circostanze. Perché dico che non è corretta?
- Il calcolo dell’inflazione viene fatto su un paniere generico di beni, mentre la “nostra” inflazione potrebbe essere diversa;
- Risparmiare riduce l’aumento di stipendio necessario per non perdere potere d’acquisto.
Inflazione personale e inflazione generica
L’ISTAT calcola l’inflazione su dei panieri di beni eterogenei. L’inflazione di cui sentiamo parlare più spesso al telegiornale è quella relativa all’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi.
Poi abbiamo l’inflazione di fondo, calcolata al netto di energetici e alimentari freschi.
Infine abbiamo l’IPCA ossia l’Indice armonizzato dei prezzi al consumo, calcolato su un paniere di beni comune a tutti gli Stati membri dell’Unione Europea allo scopo di armonizzarne il confronto.
Per fare un esempio, a gennaio e febbraio 2023 su base annuale, i tre tipi di inflazione erano i seguenti:
Tipologia | Variazione % gennaio 2023 su base annua | Variazione % febbraio 2023 su base annua |
---|---|---|
Variazione Indice Nazionale Prezzi al Consumo | +10,0% | +9,2% |
Inflazione di fondo (no energetici e freschi) | +6,0% | +6,4% |
IPCA | +10,7% | +9,9% |
Già da una prima occhiata si vede subito come una componente importante del rincaro dei prezzi sia data dagli energetici e gli alimentari freschi (in calo da gennaio ’23 a febbraio ’23). Tuttavia, l’inflazione di fondo, ossia al netto di queste due tipologie di beni, è aumentata.
Questo ci porta ad una valutazione importante da fare. L’inflazione personale, relativa ai beni che acquistiamo nella nostra famiglia, può cambiare (e di molto) rispetto all’inflazione media nazionale, calcolata su un paniere eterogeneo di beni.
Calcolare l’inflazione personale, ossia il rincaro dei beni e servizi che acquistiamo regolarmente, non è un esercizio semplice, richiede tempo e l’utilità è molto relativa. Tuttavia, ci sono dei casi che è bene tenere di conto. Per esempio se il costo della benzina aumenta e non abbiamo un’automobile, saremo colpiti in misura molto marginale da un rincaro.
Quindi ciò che acquistiamo regolarmente e più frequentemente potrebbe comportare un calcolo dell’inflazione diverso rispetto a quello generico generato dall’ISTAT. Ciò significa che quanto e come spendiamo il nostri soldi dipende molto dalle nostre scelte (anche quando al telegiornale ci dicono che l’inflazione è al 10% e diventeremo tutti poveri tra 2 anni). E questo ci porta alla seconda valutazione da fare.
Il risparmio e l’aumento dei prezzi
Abbiamo detto che la seguente frase è sbagliata tranne che per alcune condizioni particolari.
Se l’inflazione aumenta del 10% il nostro stipendio deve aumentare del 10% altrimenti il nostro potere d’acquisto si svaluta nel tempo.
Questo perché il risparmio è un’altra arma che abbiamo per limitare gli effetti dell’aumento dei prezzi.
Se il nostro stipendio è 2000 € al mese e la nostra spesa mensile è di 2000 €, un aumento dei prezzi generalizzato del 10% comporterà un aumento della spesa mensile a 2200 €. Di conseguenza il nostro stipendio dovrà aumentare dello stesso importo per non subire svalutazioni nel potere d’acquisto.
Ma cosa accade se la nostra spesa mensile è di soli 1000 €, ossia riusciamo a mettere da parte 1000 dei 2000 € mensili che riceviamo come stipendio?
La risposta è semplice: dato che l’incremento del 10% su 1000 € è di soli 100 € sarà necessario un aumento di stipendio da 2000 a 2100 € per mantenere inalterato il potere d’acquisto, che corrisponde ad un aumento del 5% dello stipendio.
La formula da applicare è la seguente:
Aumento necessario (%) = Inflazione - (Risparmio mensile (%) * Inflazione)
10% | 20% | 30% | 40% | 50% | |
2% | 1,8% | 1,6% | 1,4% | 1,2% | 1,0% |
4% | 3,6% | 3,2% | 2,8% | 2,4% | 2,0% |
6% | 5,4% | 4,8% | 4,2% | 3,6% | 3,0% |
8% | 7,2% | 6,4% | 5,6% | 4,8% | 4,0% |
10% | 9,0% | 8,0% | 7,0% | 6,0% | 5,0% |
Una prima conclusione
Risparmiare quindi è una delle migliori armi per combattere l’inflazione. Se guardiamo la tabella precedente, una persona che riesce a risparmiare il 50% delle sue entrate subisce una perdita del proprio potere d’acquisto pari alla metà dell’inflazione.
Purtroppo, minore è il reddito, minore sarà la percentuale di risparmio che è possibile accantonare ogni mese. Questo ci porta alla conclusione che l’inflazione colpisce maggiormente chi non riesce a risparmiare, che generalmente corrisponde alla fascia più povera della popolazione. Quindi l’inflazione, nonostante sia un aumento percentuale dei prezzi e come tale potremmo pensare che colpisca tutti in modo proporzionale, in valore assoluto peserà maggiormente sui poveri rispetto che sui ricchi, in quanto hanno una capacità di risparmio ridotta.
Questo vale ovviamente nel breve termine. Nel lungo termine i risparmi dovranno impiegati, perciò se abbiamo tenuto quei soldi sul conto corrente, abbiamo semplicemente posticipato l’effetto dell’inflazione.
Qui entra in gioco la seconda componente: per combattere l’inflazione nel lungo periodo quali sono gli strumenti più adatti?
Nell’articolo seguente vedremo le performance delle varie asset class durante periodi di inflazione elevata.
Grazie per la lettura.
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