Investiamo con The Bull

Oggi ho l’onore di ospitare un personaggio davvero speciale: Riccardo Spada, l’autore del famoso podcast “The Bull“. Per chi ancora non lo conoscesse, Riccardo è una voce autorevole nel mondo della finanza e degli investimenti, capace di rendere argomenti complessi accessibili e appassionanti. Con il suo stile diretto e coinvolgente, The Bull è diventato un punto di riferimento per tutti gli appassionati di finanza personale e non. Basti pensare che il suo podcast si trova attualmente in top 10 nella classifica dei podcast più ascoltati in Italia stilata da Spotify.

A tal proposito vi lascio uno dei miei episodi preferiti, dove è in compagnia di Costantino Forgione, consulente finanziario abilitato all’offerta fuori con 30 anni di esperienza nelle più grandi banche d’affari del mondo.

Abbiamo l’opportunità di esplorare il suo percorso, scoprire cosa lo motiva e imparare dai suoi preziosi consigli. Che siate investitori esperti o novizi curiosi, questa intervista promette di offrirvi spunti interessanti e nuove prospettive di analisi.

Senza ulteriori indugi, passiamo alla chiacchierata con Riccardo.

Parlami di te in breve e di quali sono le scelte che ti hanno portato a condividere le tue esperienze con il resto del mondo attraverso YouTube/Instagram/Blog

Ho una laurea in filosofia e un MBA al Politecnico di Milano, da 14 anni faccio l’Head Hunter. Oggi sono responsabile delle divisioni Digital, Infrastruttura & Cloud, Cybersecurity, Data & Analytics di Michael Page. Sono appassionato di finanza da anni, anche se solo dopo i 30 anni mi sono appassionato di finanza personale. Ho iniziato a fare il podcast The Bull perché non trovato in Italia podcast che mi piacessero tanto quanto quelli Americani che ascoltavo in quantità smodata. Successivamente il podcast è diventato il mio “diario di viaggio” per continuare a ragionare sulle mie scelte di investimento. Oggi The Bull è tra i primi 10 podcast più ascoltati d’Italia, ha decine di migliaia di ascoltatori ed è diventato a tutti gli effetti un secondo lavoro.

Quali sono le persone che ti hanno influenzato maggiormente negli anni? Quali libri, podcast, white-papers e così via consideri fondamentali nel tuo percorso di investitore?

The Bull non esisterebbe se nel 2013 non mi fossi imbattuto, del tutto casualmente – nel senso che ci sono proprio finito contro inciampando nella libreria dell’aeroporto di Linate prima di partire per una vacanza ai Caraibi – nel Cigno Nero di Nassim Taleb. Nonostante fossi a Martinica, lessi quel libro due volte in una sola settimana (per la gioia di chi era con me in vacanza a quel tempo…). Da allora mi si è spalancato un mondo che mi ha portato fino a qui. I miei riferimenti sono quindi Taleb, Kahneman, Thaler e tutto il vasto filone dell’economia comportamentale. Libri fantastici che consiglierei a chiunque sono Irrational Exhuberance di Shiller, Stocks for the Long Run di Siegel, The 4 Pillars of Investing di Bernstein, The Little book of Common Sense investing di Bogle, A Random Walk down Wall Street e probabilmente 1000 altri. Ad oggi devo dire che Ben Carlson, Ben Felix, Nick Maggiulli e Nicola Protasoni sono sempre delle certezze quando si tratta di capire davvero qualcosa, no bullshit, solo dati e buon senso.Paolo Coletti è invece il mio “gemello diverso” su YouTube, con cui abbiamo scoperto di avere una notevole affinità e complementarietà.

Parliamo di pianificazione: quali sono i tuoi obiettivi principali? Come allinei la tua strategia di investimento ai tuoi obiettivi di breve, medio e lungo termine? Quali pensi siano i fattori che determinano il successo sul lungo termine?

La libertà finanziaria. Come Head Hunter so quanto il tema economico sia un driver fondamentale nella vita di chiunque a qualunque livello. Un giorno vorrei poter far sì che, per e per la mia famiglia, fosse possibile vivere in maniera incondizionata rispetto al tema dei soldi. E non intendo vivere da star di Hollywood o come Cristiano Ronaldo. Intendo vivere una vita normale, mediamente agiata, ma nel pieno e completo possesso del nostro tempo. Il mio portafoglio grossomodo segue una regoletta di base che racconto spesso nel podcast che dice “investi in azioni una % del portafoglio = 125 – i tuoi anni – i Fed Funds Rates per 5”. Da lì proietto il valore della restante parte obbligazionaria, comprensiva del risparmio che mensilmente penso di continuare ad investire, nei prossimi 2, 5, 8 e 10 anni e valuto se quel capitale – verosimilmente più stabile della parte azionaria – sia adatto a coprire miei eventuali obiettivi di spesa a breve e medio termine. Nel lungo termine ci sarò arrivato tra 20 o 30 anni.Se però la storia e i dati ci insegnano qualcosa è che i fattori di successo negli investimenti sono solo tre: Il RiSPARMIO, il TEMPO e il RENDIMENTO.Risparmiare il più possibile per investire il più a lungo possibile con un asset allocation con un rendimento atteso che rifletta la tua propensione al rischio e i tuoi obiettivi. E “stay the course”. Tutto il resto lascia il tempo che trova.

Quali sono gli strumenti/asset che preferisci e quali invece non utilizzeresti mai in nessun portafoglio? In funzione di cosa dosi i vari strumenti in portafoglio e ogni quanto ribilanci il portafoglio (se lo fai)?

Più del 90% del mio portafoglio è in ETF. Uso qualche obbligazione singola per spese di breve termine. Ho qualche azione di Berkshire Hathaway più per amore verso Buffett che non per qualche particolare analisi fondamentale, Non userei mai fondi comuni di investimento e in generale prodotti gestiti attivamente. Tendo a usare pochi prodotti, non credo di avere più di una decina di ETF, bilanciati secondo una logica molto semplice di asset allocation e distribuzione geografica (che è più vicina ad un modello market cap weighted che non equal weighted). Ribilancio indirettamente. Non ho un Pac fisso, ogni mese decido dove investire e più o meno si mantiene l’asset allocation di partenza. Il giorno che ci sarà un nuovo 2008 probabilmente verrà fatto un ribilanciamento importante, ma salvo eventi estremi il ribilanciamento è sopravvalutato.

Il tuo portafoglio ha mai affrontato una perdita significativa? Come ne sei uscito? Quali lezioni pensi di aver imparato?

A parte qualche momento di preoccupazione nel Marzo del 2020, durato però davvero poco più di un mese, negli ultimi 15 anni non ci sono stati gravi momenti di crollo nel mercato. Il 2022 è stato brutto (-9% circa), ma mi sono trovato con relativamente poco capitale investito (e praticamente zero obbligazioni) perché negli ultimi tre anni avevo comprato casa, mi sono sposato e ho avuto una figlia, cose che mi hanno richiesto l’utilizzo di parecchio risparmio. Ho avuto poi la fortuna di avere dei surplus di risparmio in seguito e quindi rientrare con cifre significative nel mercato a partire dall’ottobre del 2022, quando poi è cominciata la Bull Run che continua tutt’ora. L’esperienza di una pesante perdita mi manca. Ma penso che l’unico modo per uscirne sia … non fare niente di diverso da prima. Anzi, se possibile, investire ancora di più perché i crolli sono sempre le occasioni migliori per portarsi a casa migliori rendimenti nel futuro.

In che modo le tue emozioni influenzano la tua pianificazione? Quali pensi siano i bias più insidiosi che hai mai sperimentato e come hanno impattato la tua operatività?

I soliti che hanno un po’ tutti. Loss Aversion, Overconfidence, Recency Bias, Confirmation Bias, dinne uno e ce l’ho. Faccio il podcast anche per ricordare a me stesso che le fluttuazioni di breve del mercato sono irrilevanti. Nel 2023, anno eccezionale, da Agosto a ottobre il mercato azionario ha fatto un buon -10% (in dollari almeno, in euro un po’ meno) e la cosa un po’ mi ha innervosito, pur sapendo razionalmente che la cosa non avesse senso. Con il senno di poi è stato stupido anche solo dedicare mezzo pensiero al fatto che il mercato avesse avuto una normalissima correzione. Fortunatamente però non le mie emozioni restano emozioni. Sono abbastanza rigoroso nel mantenere la rotta e per ora il pensiero di vendere asset in un momento negativo del mercato non mi ha mai sfiorato. Sono curioso di testarmi nel prossimo Bear Market. L’esperienza di vedere l’azionario che fa -40% mi manca. Sicuramente succederà. Sicuramente sarà un brutto momento. Ma sarà inevitabile. E lì si vedrà davvero quanto sarò bravo a razzolare rispetto a quanto sono bravo a predicare 🙂 Allora spero di ricordarmi che in media ogni 6/7 anni il mercato ha un bear market e che quindi non c’è niente di cui preoccuparsi più di tanto.

Se tu potessi avere una breve conversazione con il te stesso di 10 anni fa, su cosa concentreresti maggiormente l’attenzione?

Gli direi di cominciare a risparmiare e investire in ETF molto prima!

I link di The Bull

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