Effetto gregge in finanza: a cosa stare attenti e perché è pericoloso

L’effetto gregge può essere facilmente spiegato con un aneddoto ripreso dal capitolo 8 del libro Euforia Irrazionale di Robert Shiller.

Supponiamo che vengono aperti due nuovi ristoranti molto vicini tra loro. I potenziali clienti devono scegliere in quale dei due mangiare.

Arriva il primo cliente che si trova davanti due ristoranti completamente vuoti e sceglie uno dei due basandosi sulle poche informazioni a sua disposizione. Il secondo cliente che arriva si baserà non soltanto sulle stesse informazioni a disposizione del primo cliente (per esempio il menù esposto fuori), ma anche sulla scelta che il primo cliente ha già fatto. Supponiamo che anche il secondo cliente scelga lo stesso ristorante del primo. Un eventuale terzo cliente si troverà davanti un ristorante completamente vuoto ed uno con due clienti ed è probabile che scelga il ristorante con più persone sedute ai tavoli.

Si è messo in moto un comportamento gregario che Shiller definisce originario da una cascata di informazioni.

Paradossalmente il ristorante scelto potrebbe essere quello peggiore tra i due. Le persone avrebbero potuto fare una scelta più razionale se si fossero aggregate e avessero discusso le loro prime impressioni prima di fare la scelta. Tuttavia non c’è stata comunicazione tra le parti, che si sono limitate invece a seguire chi è arrivato prima.

Se pensate che questo tipo di comportamento non sia realistico, proseguite nella lettura.

Il condizionamento sociale: gli esperimenti di Asch e Milgram

Solomon Asch, psicologo polacco naturalizzato statunitense, nel lontano 1956 mise a punto un esperimento nel quale un soggetto veniva invitato ad un test sulla percezione visiva.

L’esperimento era un banale test di abbinamento: al soggetto veniva sottoposto un primo foglio contenente segmenti di diverse lunghezze, mentre su un secondo foglio era disegnato un segmento solo che si abbinava perfettamente soltanto ad uno dei segmenti del primo foglio. Nella stanza erano presenti altri sette soggetti, complici dell’esperimento, che rispondevano prima della cavia, dando risposte palesemente errate con lo scopo di condizionarlo.

Il 75% dei soggetti si adeguò almeno una volta al gruppo.

Stanley Milgram, allievo di Asch, si volle spingere oltre, dimostrando il peso dell’autorità nel condizionamento sociale. Nel 1961 ideò un esperimento nel quale erano presenti tre soggetti: un insegnante, un allievo e l’autorità nei panni di uno scienziato presente nella stanza. Al soggetto veniva fatto credere di essere sorteggiato come insegnante, mentre l’allievo era complice dell’esperimento insieme allo scienziato. Al soggetto, nei panni dell’insegnante, veniva data la possibilità di dare una scossa all’allievo tramite un generatore (al soggetto veniva fatta provare una piccola scossa di 45 volt). In realtà l’allievo, nonché complice, non era realmente attaccato al generatore e avrebbe simulato le eventuali scosse subite. L’esperimento consisteva in una serie di domande che l’insegnante sottoponeva all’allievo. Se la risposta era errata, l’insegnante doveva dare scosse sempre crescenti all’allievo, incalzato dallo scienziato.

Alcuni si fermarono prima dei fatidici 450 volt, mentre altri chiesero quanto denaro avrebbero ricevuto in cambio. Il 65% dei partecipanti finì con dare il voltaggio massimo all’allievo (450 volt). Nessun partecipante invece fermò l’esperimento prima dei 300 volt.

Come agisce l’effetto gregge in finanza

La maggior parte delle conseguenze dell’effetto gregge lo vediamo al formarsi delle bolle speculative. In questo caso l’autorità è il cosiddetto denaro intelligente, ossia il denaro mosso da investitori istituzionali, gestori di fondi, banche centrali e professionisti della finanza. Le scelte fatte da queste persone possono influenzare inizialmente gli altri investitori istituzionali e in un secondo momento gli investitori retail (cioè noi) in molti modi.

Uno dei modi spiegati sempre Shiller nel suo libro è la cosiddetta teoria della curva di retroazione. Gli investitori istituzionali muovono capitali enormi ed un loro ingresso su certi titoli può far incrementare i prezzi di questi titoli. Tale incremento attira nuovi investitori in un secondo round che a loro volta porteranno ad un secondo aumento di prezzo, poi ad un terzo e così via.

Le bolle speculative, come teorizzato da Jean-Paul Rodrigue, sono composte solitamente da quattro fasi:

  • nella prima fase, gli investitori istituzionali che hanno avuto accesso prioritario a determinate informazioni oppure che hanno saputo leggere in anticipo alcuni segnali, hanno investito in un determinato titolo;
  • nella seconda fase, molti altri investitori istituzionali, trainati dalle scelte fatte dai primi con i quali possono essere in contatto, investono nello stesso titolo. Al termine di questa fase, i media iniziano ad accorgersi che il titolo sta acquistando valore ed iniziano a parlarne. Come osservato dallo stesso Shiller il ruolo dei media nella formazione delle bolle speculative è determinante;
  • E’ in questa terza fase che il pubblico viene a conoscenza di questa opportunità, che si trasformerà ben presto in una bolla. Sell everything when a taxi driver starts talking about investing;
  • Nella quarta fase la bolla scoppia ed il sentimento più diffuso passa dalla negazione alla disperazione. Il titolo finisce per ritornare alla media.

L’effetto gregge ed il ruolo di internet

In un primo momento potreste pensare che internet possa aver facilitato lo scambio di informazioni ed il confronto tra le persone che, come nell’esempio del ristorante ad inizio capitolo, possono andare su Trip Advisor a vedere i voti degli altri e fare una scelta più razionale.

Riflettendoci meglio però sono giunto alla conclusione che internet non abbia fatto altro che amplificare l’effetto gregge.

Una disponibilità illimitata alle informazioni su scala globale non ha facilitato gli investitori nel prendere decisioni più razionali, ma viceversa ha peggiorato la situazione, perché in una situazione di eccesso di informazioni la tendenza è quella di semplificare eccessivamente il processo. Quindi non elaboriamo più in prima persona il dato, ma ci affidiamo ad altri affinché lo facciano per noi. Ovviamente questo fa salire nel ranking dei motori di ricerca chi fornisce le informazioni nel modo più diretto e semplificato possibile, ma che non sempre è il più corretto (come nel caso del ristorante, non è detto che la scelta fatta dalla maggioranza sia la migliore).

Questo effetto è amplificato tanto più è maggiore l’ignoranza media delle persone su quell’argomento. E la finanza personale è un argomento dove la maggior parte delle persone sono estremamente ignoranti e facilmente suggestionabili, perché si parla di soldi e di benessere, argomenti centrali nella vita di ciascuno di noi.

Inoltre, c’è il problema dell’information overload.

Nell’era pre-internet era sicuramente più difficile avere accesso ai dati ed era necessario elaborarli per generare informazioni utili al nostro processo decisionale. I nodi quindi erano due: reperibilità del dato e conoscenza della metodologia per convertire quel dato in informazione.

Adesso tutti hanno accesso ad una miriade di dati ed informazioni. La difficoltà sta nel distinguere dati ed informazioni utili da quelle inutili, quelle costruttive da quelle inutili o, peggio, distruttive. Reperire un buon dato è comunque più facile che nel passato, ma rimane la difficoltà di trasformare quel dato in informazione (e questo può essere fatto soltanto conoscendo il processo). Viceversa, possiamo comunque andare diretti e provare a reperire un’informazione, ma dovremmo conoscere molto bene il processo di trasformazione del dato in informazione oppure fidarsi ciecamente di chi gestito quel dato. Questo perché potremmo lavorare con informazioni “viziate” da chi le ha elaborate. Inoltre bisogna stare molto attenti ad andare alla fonte di quell’informazione perché, come nel telefono senza fili, potremmo avere a che fare con una informazione rielaborata da decine o centinaia di altre persone.

Come si dice, troppe informazioni equivalgono a nessuna informazione.

Cosa faccio per evitare il più possibile l’effetto gregge e l’information overload

  • Avere ben chiara una filosofia di investimento e ricorrere alla pianificazione finanziaria;
  • selezionare con cura le proprie fonti di informazione, dopo averle analizzate con occhio critico;
  • evitare di leggere analisi finanziarie (in particolar modo quelle a breve termine) incluse le testate giornalistiche principali (Bloomberg, Financial Times, WSJ);
  • evitare community o luoghi virtuali di discussione dove chiunque può dare il proprio parere su qualunque cosa senza filtro (oltre ad essere inutile è pure una perdita di tempo. Ci sono decine di impieghi migliori per il vostro tempo).

Aggiungo un punto.

Cercate di essere critici quando leggete informazioni sul web (incluso il mio blog). Inoltre, evitate di perdere troppo tempo a guardare roba di finanza sui social: nel tempo di un reel o di una storia la quantità di informazioni condensabili tende a zero. La finanza personale è un mondo complesso e non bastano 10 o 20 secondi per poter affrontare un qualunque argomento.

Aggiungo che non avete alcun bisogno che siano gli altri a comunicarvi che argomenti approfondire perché rischiate di alimentare la fallacia dell’eccesso di informazioni. Se non avete sentito il bisogno di approfondire un determinato argomento per quale motivo dovrebbero essere gli altri a forzarvi a farlo? Analizzate solo ciò che ritenete opportuno. Gli argomenti da affrontare sono inesauribili e ogni nuova lettura ne apre di nuove senza bisogno di farvi forzare la mano da qualcuno.

Grazie per le lettura.

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