L’importanza di avere una filosofia di investimento

Recentemente ho scambiato due chiacchere con diverse persone che nella loro vita hanno ricevuto un’eredità consistente o sono comunque entrate in possesso di una somma di denaro importante in breve tempo.

La prima reazione è sempre stata quella di incertezza, che si è quasi sempre trasformata in paura di fare scelte sbagliate. Il mio consiglio è sempre stato quello di avere chiaro in mente gli obiettivi da raggiungere con quei soldi, ma mi sono reso conto che non è sufficiente.

Avere chiari gli obiettivi per i quali investiamo è un passo necessario ma non è abbastanza per poter gestire in maniera efficace la nostra emotività. Uno step importante, a parità di importanza con gli obiettivi, è la definizione di linee guide personali da seguire come un mantra, specialmente nei momenti in cui la paura, l’incertezza o, più subdolamente, l’euforia, rischiano di farci sbandare.

Queste linee guida prendono il nome di filosofia di investimento.

La filosofia di investimento deve essere chiara e facile da esporre

Ho da poco finito di leggere il libro Win Forever: Live, Work and Play like a Champion di Pete Carroll.

Per chi non lo conoscesse, Pete Carroll è l’allenatore dei Seattle Seahawks, squadra NFL, e vanta una vittoria al Superbowl nel 2013 e due campionati NCAA vinti consecutivamente. Per capirsi sono solo 3 persone nella storia ad aver vinto sia un Superbowl che un titolo NCAA.

Oltre ad allenare, Carroll è famoso in quanto tiene conferenze durante l’off-season. In queste conferenze è solito chiedere al pubblico, composto principalmente da allenatori o dirigenti, se hanno una filosofia per la squadra o per l’azienda che gestiscono.

Ovviamente la maggior parte delle persone presenti in sala solitamente alza la mano rispondendo di avere una filosofia di gestione. Poi però Carroll prosegue chiedendo se possono descrivere la loro filosofia in meno di 25 parole. E tutti finiscono inesorabilmente per abbassarla.

Chiaramente non è importante il fatto che si utilizzino 25, 30 o 35 parole, quanto se la filosofia che seguiamo è chiara da esporre e semplice da seguire.

Se dovessi esporre in modo stringato la mia filosofia di investimento, sarebbe la seguente:

Investo per obiettivi in quanto è l’unico modo per avere successo. L’estrema semplicità (ma non la banalizzazione) ed il lungo termine sono ciò che mi aiuteranno nell’impresa. La capacità di risparmio e di mantenere bassi i costi determinano che persona sarò in futuro. Se non capisco qualcosa, lo studio e lo analizzo ma non ci investo.

Qual è il rischio se non abbiamo una filosofia di investimento?

Avere una filosofia di investimento semplifica molto il lavoro.

Ogni volta che avrete un dubbio o parlerete con qualcuno che prova a vendervi qualcosa, dovrete tenere bene a mente ciò in cui credete e seguirlo ciecamente. Vi aiuterà perché vi permetterà di gestire con “freddezza” e distacco situazione in cui l’emotività vi può portare a fare scelte che poi si riveleranno non corrette.

Il rischio di non avere una filosofia di investimento è di rientrare nelle seguenti categorie di investitori:

  • l’investitore della domenica: quello che non investe mai, ma quando lo fa è perché glielo ha detto “suo cuggino” e finisce per comprare quando il treno è bello e che passato. Sono quelli comprano sul picco, si prendono tutta la discesa e finiscono col pensare che i mercati sono una truffa;
  • l’investitore da discount: cerca l’offerta più conveniente. Ha 147 file excel con l’elenco di tutte le obbligazioni emesse negli ultimi 20 anni sia governative che corporate che consulta ed aggiorna quotidianamente. Si riconosce dal portafoglio perché ha bond rumeni, austriaci con scadenza nel 2100, conti deposito di istituti di credito nati 4 giorni fa e qualche azione di società di cui è un problema anche pronunciarne il nome;
  • l’investitore matematico: ha calcolato tramite equazione differenziale stocastica le fluttuazioni possibili del suo portafoglio, facendo backtesting walk forward di 14 diverse strategie di investimento applicando. Sul suo PC ha 18 TB di prezzi giornalieri di tutti i titoli possibili, incluso il Nairobi All Share. Il suo patrimonio è investito al 99% in conti deposito;
  • l’investitore emotivo: fa tutto correttamente. Ha pianificato i suoi obiettivi, segue la sua asset allocation, ribilancia periodicamente, ha chiaro dove vuole andare, salvo poi uscire dai mercati al primo ribasso.

La quarta ed ultima categoria è invece l’investitore consapevole. E’ un teorico che però conosce l’importanza ed il peso che il comportamento e l’emotività hanno sul raggiungimento degli obiettivi. Ha ben chiara la sua filosofia di investimento e conosce le dinamiche che regolano i prezzi, agendo di conseguenza.

Come investire se abbiamo ricevuto un mucchio di soldi?

Alla luce di quanto visto adesso, ribadisco che i punti di partenza a prescindere dalle scelte che farete dovranno essere necessariamente due:

  • stabilire i vostri obiettivi;
  • stabilire la vostra filosofia di investimento, semplice, chiara e facile da esporre.

A questo punto, avendo ben chiare le vostre necessità e cosa fare per soddisfarle in modo efficace, potete sia rivolgervi ad un consulente sia operare in autonomia.

Cosa fare se si opera in autonomia

Se scegliete la seconda strada ricordatevi che in questo mondo “il meglio è nemico del bene“. Non serve raggiungere la perfezione, ma seguire il vostro piano e la vostra filosofia correttamente, semplificando il più possibile.

In concreto, un buon piano è quello di orientarsi su un portafoglio semplice composto da pochi ETF. La soluzione più semplice può anche essere quella di investire su un solo prodotto, per esempio il LifeStrategy di Vanguard, scegliendo l’esposizione azionaria che più vi si addice. Non è un modo perfetto di investire, ma è un buon modo per iniziare, in quanto è uno strumento bilanciato, non necessita di ribilanciamenti ed ha dei costi contenuti.

In alternativa, potreste pensare di spingervi “un po’ più in là” gestendo parte azionaria e obbligazionaria con due o più ETF diversi. Questa soluzione richiede un ribilanciamento periodico ma vi consente di modificare l’asset allocation via via che vi avvicinate all’obiettivo.

Secondariamente, il mio consiglio è di investire tramite PAC. Il PAC (Piano d’Accumulo Capitale) ha il grosso vantaggio di mediare sul prezzo di acquisto: questo vi consente di ridurre molto il rischio sacrificando un po’ di rendimento. E’ una soluzione teoricamente meno efficiente rispetto ad un investimento forfettario, ma ha il vantaggio di ridurre la volatilità di portafoglio e consente di automatizzare l’investimento se non abbiamo a disposizione grandi cifre.

Infine, inserire il pilota automatico. Non serve vedere come si muove il portafoglio ogni giorno. Se avete una buona asset allocation che rispecchia le vostre esigenze, basta guardare il portafoglio una o due volte all’anno. Se gli asset in portafoglio si sono mossi troppo in base a quanto stabilito, si procede ad un ribilianciamento, altrimenti chiudiamo e ci vediamo l’anno dopo.

Questo fac-simile di strategia è estremamente basilare ma come ho già detto “il meglio è nemico del bene“.

La filosofia di investimento è un prerequisito per una buona strategia che funziona, ma è anche ciò che ci consente di tenere saldo il timone nei momenti di panico emotivo.

Grazie per la lettura.

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2 commenti su “L’importanza di avere una filosofia di investimento”

  1. Sulla filosofia di investimento sono d’accordo; personalmente ho scelto un lazy portfolio composto da soli 4 strumenti. Sull’obiettivo invece non concordo, leggo anche regolarmente un’altra fonte che insiste continuamente su questo punto. Ma io non so se in futuro vorrò comprarmi una casa con piscina, fare un viaggio di lusso, mandare i figli a studiare in America o andare a escort… e poi avere un obiettivo non è che farà sì che venga raggiunto effettivamente con l’investimento finanziario. Io intanto investo (con una filosofia e senza obiettivi irrealistici), poi se in futuro mi ritroverò con dei guadagni qualche idea di cosa farci mi verrà…

    1. Investitore Comune

      Da un punto di vista razionale, avere o non avere un obiettivo non cambia niente. Può avere impatti però sulla sfera emotiva di certe scelte.
      Spesso si insiste sull’obiettivo di investimento perché avere chiaro valore necessario e scadenza ci aiuta a rimanere concentrati.
      Il rischio di non avere l’obiettivo non è tanto importante nella prima fase di accumulo, quanto più che altro in quella più avanzata quando abbiamo a disposizione un discreto capitale e potremmo vedere oscillazioni importanti di portafoglio.
      Se riesci a rimanere emotivamente saldo, avere chiaro un obiettivo ha sicuramente un impatto più marginale sulla tua gestione.
      Il problema è che la maggior parte delle persone scopre la propria tolleranza alle perdite quando queste ormai si sono verificate. Avere un obiettivo serve più che altro a “tenere duro”.
      Se ti conosci o hai già vissuto momenti di ribasso di mercato importanti, nulla ti vieta di stabilire o di cambiare i tuoi obiettivi in corsa.

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