Il 48% degli investitori istituzionali intervistati da Bloomberg si aspettava una recessione negli USA nel 2023 (fonte). L’economia statunitense è cresciuta su base annuale del 4.9% (fonte).
Il Fondo Monetario Internazionale si aspettava una recessione per l’economia italiana (fonte). Il nostro PIL è cresciuto dello 0.7% su base annua al terzo trimestre (fonte).
L’inflazione italiana su base annua risulta essere del 5.7% per l’indice generale e il 5.1% quella di fondo (fonte). Il dato è di novembre 2023. Quello effettivo verrà pubblicato a gennaio 2024.
La maggior parte delle grandi banche si aspettava una crisi del mercato azionario. La previsione più rosea per l’indice S&P500 per il 2023 quotava 4.500 a fine anno (fonte). Ad oggi l’S&P 500 quota 4750 (fonte).
L’indice MSCI World nel 2023 ha reso il 18,50% (fonte). L’S&P500 nel 2023 ha reso il 22% (fonte). Un investimento in un portafoglio 60/40 (60% SWDA / 40% VGEA) nel 2023 ha reso il 6,75% (il 2022 è stato il terzo peggior anno della storia dalla Grande Depressione ad oggi per un portafoglio 60/40). Il portafoglio era stato dichiarato morto (fonte).
Un’euro oggi ha un potere d’acquisto pari a 95 centesimi di euro a fine 2022.
I miei investimenti
Quali sono i miei obiettivi di lungo termine
Prima di fare un recap di come sono andati i miei investimenti, è giusto fare una panoramica dei miei obiettivi di investimento essenziali ed auspicabili. Questo per dare un po’ di contesto al portafoglio. Credo comunque che a breve scriverò un articolo completamente dedicato ai miei obiettivi, come li traccio e come li monitoro.
I miei obiettivi di investimento essenziali sono:
- Prole: investimento per i figli con scadenza nel 2039;
- Azzerare gap previdenziale mio e di mia moglie entro età pensionabile senza considerare la pensione pubblica (solo previdenza complementare).
Gli obiettivi di investimento auspicabili sono:
- la possibilità mia o di mia moglie di fare part-time;
- la capacità di essere finanziariamente indipendenti almeno 10 anni prima dell’età pensionabile.
Come sono andati i miei investimenti
Al momento il mio portafoglio è composto da 80% azioni, 12% obbligazioni e 8% oro. Rispetto all’inizio dell’anno ho favorito fortemente l’investimento azionario. Potete vedere l’evoluzione di come ho allocato gli asset nel mio portafoglio durante tutto l’anno dai colori. In blu/azzurro la parte azionaria (SWDA, EIMI, LCWD). In arancione la parte obbligazionaria (AGGH poi sostituito con VGEA. Il motivo l’ho scritto in questo articolo). In giallo l’oro (SGLD).
Le principali variazioni al portafoglio le ho avute:
- a marzo quando ho investito quattordicesima + bonus produzione + una buona parte di liquidità che tenevo sul conto (per dei lavori che dovevo fare ma che poi fortunatamente non sono stati necessari) in SWDA fottendomene allegramente delle altre componenti di portafoglio;
- a metà aprile quando ho aggiunto gli emergenti (EIMI) in ottica di massima diversificazione, anche se la percentuale è talmente ininfluente che non so se è stata una scelta sensata;
- a settembre quando ho switchato ETF obbligazionario globale con copertura valutaria (AGGH) con obbligazionario governativo europeo (VGEA). La duration del fondo è rimasta pressoché la stessa. Con la vendita di AGGH ho generato qualche minus che dovrò compensare nei prossimi 4 anni;
- a dicembre quando ho acquistato un secondo ETF azionario globale (LCWD). Questa è stata una scelta dettata da imposizioni familiari a cui un pover’uomo può solo sottostare (MATRIARCATOH!). Per farla breve ho un file dove suddivido i portafogli per obiettivi quindi è tutto ben disposto in cassetti dedicati, ma investendo con Fineco e non avendo la possibilità di frammentare l’investimento nello stesso ETF in più portafogli separati, mia moglie si è scazzata perché i soldi destinati ai figli non erano ben distinguibili dagli altri ma finivano tutti nello stesso strumento a fare cumulo. Ho dovuto quindi suddividere la quota azionaria destinata alla prole su un ETF dedicato e per farlo ho scelto LCWD (TER più basso di SWDA, molto liquido, tracking error pressoché nullo).
Gli ETF in portafoglio sono andati piuttosto bene.
Ad eccezione del trimestre agosto/settembre/ottobre l’azionario ha fatto faville rispetto alle attese. Gli emergenti hanno azzoppato un po’ i rendimenti ma data la percentuale irrisoria in portafoglio l’impatto è stato trascurabile. L’oro ha fatto molto bene. Con l’economia statunitense che non accenna a rallentare, non sembrava esserci spazio per un bene rifugio e invece sono rimasto piacevolmente colpito. Il povero e bistrattato ETF obbligazionario invece dopo aver toccato i minimi ad ottobre sta risalendo la china. E’ sicuramente un buon momento per avere in portafoglio questo tipo di prodotti, a differenza degli scorsi anni. Le aspettative di un taglio dei tassi stanno li facendo tornare più appetibili che mai.
Di seguito un grafico che mostra invece il rapporto tra rendimento e volatilità degli strumenti in portafoglio. Entrambe le statistiche sono state calcolate da quando lo strumento è stato acquistato la prima volta. Ecco perché ad esempio LCWD ha rendimento e volatilità prossime allo zero. Come periodo di detenzione sicuramente SWDA è il prodotto con uno storico maggiore seguito da SGLD.
In generale il 2023 è stato comunque un ottimo anno. Il portafoglio quest’anno ha chiuso con un Money Weighted Rate of Return (MWRR) del 14.25%. Dall’inizio del 2020 sto viaggiando con un MWRR del 7% e una deviazione standard annuale del 10%. Utilizzando come Risk Free Rate l’Euro short term rate (€str) che mentre sto scrivendo è al 3,9% lo Sharpe Ratio del portafoglio è di 0,31.
Facendo un brutale confronto con un portafoglio 80/20 utilizzando una combinazione VWCE/VAGF o 100% azionario solo VWCE dal 2020 ad oggi, questi sono i risultati.
Periodo di analisi 2020-2023 | 80% VWCE/20% VAGF | 100% VWCE | IL MIO PORTAFOGLIO |
---|---|---|---|
Rendimento | 5,58% | 7,88% | 7,06% |
Deviazione standard | 13,46% | 16,41% | 10,09% |
Indice di Sharpe | 0,12 | 0,24 | 0,31 |
Rispetto ad un portafoglio 80/20 non c’è storia. Rendimento maggiore e deviazione standard minore. Rispetto ad un investimento al 100% su VWCE ho sacrificato uno 0,80% di rendimento “risparmiandomi” un 6% di volatilità in più. Questo è chiaramente visibile dallo Sharpe Ratio, che ci dice quanto rendimento corretto per il rischio il portafoglio ha portato a casa.
Certo, a chi non frega niente della volatilità e ha uno stomaco di ferro, avrà occhio solo che per la prima riga. A chi invece interessa mediare sulla volatilità senza sacrificare eccessivamente il rendimento, spero apprezzerà i risultati ottenuti. Ce ne saranno sicuramente altri che han fatto meglio e altri che han fatto peggio, ma rispetto al benchmark di riferimento sono soddisfatto.
Un’analisi quantitativa dei miei investimenti
Questa parte di articolo è un po’ più tecnica ma ho deciso di riportarla più per passione che per altro. Secondo me un investitore retail che fa dell’investimento passivo la sua unica arma non ha necessità di conoscere cosa sia il Value at risk, il Conditional Value at risk, lo Scaling risk e come si fa girare un metodo Monte Carlo.
Per chi si volesse continuare nella lettura consiglio di dare un’occhiata preliminare a questo articolo.
Recuperato lo storico dei prezzi giornalieri degli ETF in portafoglio e le relative percentuali di allocazione, possiamo calcolare il Value at Risk (valore a rischio), d’ora in poi VaR. Il VaR è una modalità di quantificazione del rischio relativa a potenziali perdite di un portafoglio. E’ calcolato per intervalli di confidenza, solitamente al 90%, 95% e 99%.
In pratica, data una gaussiana dei rendimenti giornalieri, possiamo stimare qual è la perdita potenziale alla quale andiamo incontro dato un certo intervallo di confidenza.
Nell’immagine di seguito ho riportato la rappresentazione della distribuzione dei rendimenti storici giornalieri dei titoli in portafoglio considerando un orizzonte temporale decennale. Applicando quindi il calcolo del valore a rischio per tre intervalli di confidenza abbiamo che giornalmente dovrei aspettarmi una perdita del portafoglio dello 0,83% per un intervallo di confidenza del 90%, del 1,22% per un intervallo di confidenza del 95% e del 2,32% per un intervallo di confidenza del 99%.
Detto in altre parole, abbiamo una probabilità dell’1% di incorrere in una perdita giornaliera uguale o maggiore del 2,32%.
Questa però non è la perdita massima effettiva alla quale possiamo andare incontro. Può infatti succedere che un evento finisca al di fuori dell’intervallo di confidenza. Nel caso questo succeda, il Conditional Value at Risk (d’ora in poi CVaR) ci dice qual è la media delle perdite possibili oltre l’intervallo di confidenza scelto. Dall’immagine seguente possiamo vedere che la media delle perdite giornaliere possibili oltre l’intervallo di confidenza del 90% è del 1,51%, la media delle perdite giornaliere possibili oltre l’intervallo del 95% è del 2,02% e la media delle perdite giornaliere possibili oltre l’intervallo di confidenza del 99% è del 3,58%.
Possiamo riportare il valore a rischio calcolato su rendimento e deviazione standard giornaliera su base mensile o annuale moltiplicando il VaR per la radice quadrata dei giorni di apertura di mercato in un mese o in un anno. Per convenzione vengono utilizzati 21 giorni su base mensile e 252 su base annuale.
Riportando quindi un VaR con intervallo di confidenza al 99% su base annuale, abbiamo una probabilità dell’1% di incorrere in una perdita uguale o maggiore del 36,8%. Applicando lo stesso concetto al CVaR, otteniamo che la media delle massime perdite possibili in un anno per il mio portafoglio è del 56,8%.
Una valutazione applicando il metodo Monte Carlo
Come scritto precedentemente, la valutazione su VaR e CVaR è stata fatta partendo dall’analisi storica dei rendimenti degli ETF contenuti in portafoglio da 10 anni a questa parte.
Facendo invece una stima basata sull’attuale andamento del mio portafoglio (rendimento 7% e deviazione 10%) e applicando un brutale Monte Carlo per stimare i probabili rendimenti annuali applicando una funzione di distribuzione normale, ottengo il seguente istogramma. Calcolando VaR e CVaR con intervallo di confidenza al 99% con i dati storici effettivi del mio portafoglio, otteniamo una perdita massima possibile del 19% fuori dall’intervallo scelto e una probabilità del 99% di chiudere l’anno con un drawdown migliore rispetto al 15,91%.
Conclusioni
Nessuno conosce cosa ci riserverà il futuro, ma per il momento penso di essere sulla giusta strada per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato. E’ una soddisfazione dolce ma a tratti amara, perché so che lungo la strada dovrò far fronte a delle crisi finanziarie vere, che come si dice dalle mie parti ti guardano nel ghigno (in faccia, per i non toscani). E so anche che più avanti mi troverò a fronteggiarle e peggio sarà.
Grazie per la lettura e buon anno.
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Ciao, immagino che Fineco sia come Directa che non permette l’acquisto frazionato degli ETF, quindi se volessi investire sempre 200€ su un ETF in maniera automatica con un PAC, dimenticandomene, non posso avere certezza che tutti i mesi effettivamente riesco a comprare lo stesso numero di quote.
Tu come ti regoli in questo senso? Acquisti singolarmente?
Ciao, confermo che broker in regime amministrato che offrono la possibilità di acquistare quote frazionate non ce ne sono. Se si vogliono acquistare ETF frazionati è necessario spostarsi su broker in dichiarativo e comunque gli ETF frazionati hanno un pizzico più di rischio in quanto è il broker che acquista l’intera quota e poi la spezzetta, quindi la frazione di ETF in caso di fallimento del broker è estremamente probabile che tu la perda (non è un problema per ETF che hanno quote del valore di 30/40 euro ma può esserlo se detieni mezza quota di BRKa).
Per quanto riguarda l’acquisto ricorrente il piano Replay di Fineco è sufficientemente intelligente da fare una media del valore quindi se nei primi acquisti ricorrenti compri quote per un valore inferiore a quanto impostato, nei successivi utilizza il valore non impiegato nei precedenti per acquistare quote extra.
Un’alternativa è quella di scegliere ETF che hanno un prezzo per quota basso in relazione al capitale investito mensilmente, oppure fare acquisti trimestrali invece che mensili.
Sul lungo termine la differenza è talmente marginale che trovo controproducente fare acquisti manuali mensili piuttosto che godere dei benefici di un sistema automatizzato.
Ho visto dalla pagina generale che come obbligazionari hai sia XGLE che VGEA. Da quanto capisco coprono circa le stesse cose, come mai li hai entrambi?
E’ il solito motivo per il quale ho sia LCWD che SWDA, che replicano lo stesso benchmark, ossia che Fineco non dà la possibilità di creare portafogli separati e invece che aprire un secondo conto titoli destinato a mio figlio ho semplicemente deciso (in realtà me lo ha imposto mia moglie) di tenere separati gli strumenti acquistando ETF diversi che replicassero lo stesso benchmark. E’ inefficiente rispetto ad acquistare lo stesso ETF per via delle maggiori commissioni, ma la vita è fatta di compromessi. 🙂
Posso avere il sorgente python che hai usato?
Ciao, l’andamento del portafoglio lo traccio con excel. Il sorgente python per il calcolo del var, cvar e scaling risk lo trovi qua. Se vuoi consultare anche i sorgenti utilizzati in vecchi articoli li trovi qua.
Essendo autodidatta è molto probabile che tu trovi qualche errore. Mi fai un favore se puoi segnalarmeli.
Grazie.