Quando ci troviamo a parlare del mercato azionario, è famosa una citazione di Warren Buffett sul fatto che il mercato azionario storicamente ha reso un 7% medio annuo. Dato che a me piace mettere tutto in dubbio, cercherò di capire quali siano stati i rendimenti storici e se effettivamente possiamo aspettarci questi ritorni.
Per semplicità, capitalizzazione e disponibilità di dati, con mercato azionario mi riferirò all’indice americano S&P, utilizzando i dati messi a disposizione dal Professor R. Shiller a questo indirizzo.
Nel file messo a disposizione abbiamo una colonna di prezzi effettivi ed una colonna di prezzi reali, ossia attualizzati all’inflazione. Per rendere l’analisi più completa ho calcolato i rendimenti medi con entrambi i prezzi, ma è giusto dire che i prezzi attualizzati all’inflazione forniscono una comparazione più completa e puntuale, in quanto l’inflazione potrebbe “alterare” i rendimenti di un certo periodo. Oltre al fatto che avere un ritorno del 10% medio annuo con inflazione al 12% comporta comunque una perdita di potere d’acquisto.
Il rendimento medio del mercato azionario del 7%
Partiamo subito con il tranquillizzare i fan del mitico Warren (me incluso). Ovviamente non ha sparato una cazzata e l’indice S&P500 ha effettivamente avuto una crescita media annua del 7%, ma se analizziamo il periodo dal 1957 al 2022. Di seguito un grafico che contiene la media dei rendimenti in progressione inversa fino ad oggi (linea blu). Per esempio, se avessimo iniziato ad investire nel 1982 ad oggi avremmo avuto un rendimento medio annuo superiore al 9%. Se avessimo iniziato nei primi del ‘900 avremmo invece avuto un ritorno medio annuo di poco maggiore del 5%, quindi al di sotto del 7% ipotizzato.
La linea arancione invece è la media dei rendimenti attualizzati all’inflazione, anch’essa in progressione inversa. Utilizzando questo dato il rendimento medio dal 1957 al 2022 è stato poco maggiore del 3%.
Mano a mano che ci avviciniamo al 2022 i rendimenti risultano essere più volatili in quanto l’orizzonte temporale è minore. Per rendere il grafico più “pulito” mi sono fermato a calcolare il rendimento medio annuo con un intervallo di 10 anni, quindi ipotizzando al massimo di iniziare ad investire nel 2012.
I cali di rendimento si sono verificati entrando sui mercati in concomitanza con dei picchi (esempi lampanti il 2000 e il 2007, sui massimi prima della bolla dotcom e della crisi sui mutui subprime), mentre i migliori periodi di entrare all’interno del mercato sono stati sui minimi (esempio 1982, 2003 e 2009).
Fonte dati: http://www.econ.yale.edu/~shiller/data.htm
Analizzare i rendimenti storici dei portafogli
Analizzare il rendimento medio del mercato azionario ipotizzando di rimanere investiti per 70 anni o, peggio, per 122 anni ha poco senso. E’ un dato storico parzialmente irrilevante in quanto nessuno, tranne sporadiche eccezioni (tornando Warren Buffett, i suoi primi investimenti li ha fatti nel 1942) rimane investito per più di 70 anni normalmente. Si tende ad investire per raggiungere degli obiettivi per i quali il denaro ci serve, in quanto strumento.
Ha più senso quindi vedere come si sarebbero comportati i nostri soldi se fossimo rimasti investiti per 10, 20, 30 o 40 anni ipotizzando ogni mese (dal 1900 ad oggi) come potenziale mese di partenza (si, per effettuare l’analisi ho dovuto tirar su un database perché Excel arrancava).
Nel prossimo grafico potete vedere come sarebbe variato il rendimento negli anni di 4 portafogli investiti al 100% su S&P dal 1900 ad oggi.
Come si può notare dal grafico dal 1942 solamente un PIC a 10 anni avrebbe avuto rendimenti negativi, se iniziato nel 1964 oppure nel triennio 1999-2001. Un PIC a 20 anni avrebbe sempre avuto rendimenti positivi tranne se iniziato nel 1912 oppure nel triennio 1928-1930. PIC mantenuti per una durata oltre i 30 anni non sarebbero MAI andati in negativo.
Il rendimento medio annuo ottenuto investendo i nostri soldi in un’unica soluzione (pic) su mercato azionario sarebbe stato di circa il 7%.
Fonte dati: http://www.econ.yale.edu/~shiller/data.htm
E i PAC?
I PAC (Piani di Accumulo Capitale), ossia investire soldi mensilmente invece che in un’unica soluzione all’inizio del periodo, avrebbero avuto rendimenti medi più bassi. Come abbiamo visto nell’articolo PAC contro PIC, entrare sul mercato periodicamente riduce il rendimento ma anche la volatilità, ossia quanto “ballano” i nostri soldi una volta investiti.
Il rendimento di PAC a 10 anni essendo totalmente investiti sul mercato azionario statunitense sarebbe andato in negativo se iniziato negli stessi anni del PIC, in quanto avremmo iniziato ad investire sui massimi e non avremmo dato il tempo ai nostri soldi di recuperare le perdite dovute ai forti ribassi subiti.
Anche in questo caso, PAC a 20 o 30 anni non sarebbero mai andati in negativo.
Il rendimento medio annuo ottenuto investendo i nostri soldi tramite PAC su mercato azionario sarebbe stato di circa il 5%.
Nota di merito per il PAC a 40 anni: storicamente è stata di gran lunga la soluzione migliore come rapporto rendimento/rischio. Oltre ad averlo calcolato, è anche visibile graficamente in quanto la linea dei rendimenti di un PAC a 40 anni ha volatilità bassissima.
Fonte dati: http://www.econ.yale.edu/~shiller/data.htm
Cosa è lecito aspettarsi da un investimento azionario?
Il mio consiglio è di sottostimare sempre il rendimento atteso, in quanto i rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
E’ utile però sapere storicamente come si è comportato il più importante indice americano. Per stimare i tempi di raggiungimento di un obiettivo è bene riuscire a fare delle stime a spanne. Questo perché pensare di investire e aspettarsi ritorni annuali maggiori del 10% come ho visto fare a molte persone è completamente fuorviante. Si rischia di sovrastimare la nostra capacità di spesa una volta arrivati ad una certa età e questo è un rischio che dobbiamo a tutti i costi evitare. E’ bene intervenire quando abbiamo il tempo per farlo.
Detto ciò, quando stimiamo i rendimenti del nostro portafoglio azionario potremmo stimare un rendimento medio annuo del 6%. Per questi rendimenti medi annui ho calcolato lo Shortfall Risk, ossia la probabilità storica che investendo con un determinato orizzonte temporale non raggiungiamo effettivamente il rendimento obiettivo del 6%.
Come si vede maggiore è la durata maggiore è la probabilità di raggiungere il rendimento atteso. Con una durata oltre i 30 anni, storicamente quel rendimento è sempre raggiunto.
Ha senso investire in azionario per tutta la vita?
Durata (in anni) | Shortfall Risk 6% rendimento obiettivo |
---|---|
10 | 17,55% |
20 | 1,67% |
30 | 0% |
40 | 0% |
In conclusione
Prevedere come si comporterà il nostro portafoglio nei prossimi 10, 20, 30 o 40 anni è impossibile. Possiamo però ipotizzare un rendimento medio annuo del mercato azionario su orizzonti lunghi in modo da sapere approssimativamente entro quando raggiungeremo gli obiettivi prefissati. Come abbiamo visto in altri articoli, il peggior rischio di un investitore è quello di arrivare prossimo alla scadenza e rendersi conto di aver sovrastimato quanto aspettarsi alla fine di un percorso durato anni.
Grazie per la lettura.
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