TFR Azienda o Fondo Pensione

Il TFR in azienda segue una rivalutazione annuale regolamentata per legge: 1,5% fisso più il 75% dell’inflazione. Tradotto in soldoni? Con un’inflazione al 2%, il tuo TFR si rivaluta del 3% (1,5% + 0,75 × 2%). Non male come rendimento garantito, soprattutto in periodi di tassi bassi. Ma attenzione: questo meccanismo può rivelarsi un’arma a doppio taglio quando l’inflazione accelera, poiché la rivalutazione non copre interamente la perdita di potere d’acquisto.

Se invece decidi di dirottare il TFR verso un fondo pensione, entri nel mondo degli investimenti finanziari. I fondi offrono linee d’investimento differenziate per profilo rischio-rendimento: dalla garantita (simile al TFR in azienda) fino all’azionaria pura, che può potenzialmente generare rendimenti superiori nel lungo periodo. Il rendimento storico medio dei fondi pensione negli ultimi 10 anni si è attestato intorno al 3-4% annuo, ma con oscillazioni considerevoli tra le varie tipologie.

Il vero asso nella manica dei fondi pensione? I vantaggi fiscali. Innanzitutto, la deducibilità dei contributi versati fino a €5.164,57 annui – significa che su questi soldi non paghi l’IRPEF. Facciamo due conti: con un’aliquota marginale del 35%, il risparmio può arrivare fino a €1.800 all’anno. Inoltre, la tassazione finale è agevolata: mentre il TFR in azienda viene tassato con l’aliquota media degli ultimi cinque anni (tipicamente dal 23% al 30%), i fondi pensione godono di un’aliquota che parte dal 15% e può scendere fino al 9% dopo 35 anni di iscrizione. Una differenza niente male.

C’è poi la questione del contributo datoriale. Molti CCNL prevedono che, se destini il TFR al fondo pensione, il datore di lavoro aggiunga un contributo aggiuntivo (solitamente 1-2% della RAL). È praticamente denaro gratuito che ti stai perdendo se lasci il TFR in azienda.

Il rovescio della medaglia? L’accessibilità. Il TFR in azienda può essere richiesto per anticipazioni (acquisto prima casa, spese mediche, ecc.) con relativa facilità. Il fondo pensione ha vincoli più stringenti, anche se permette comunque anticipazioni in casi specifici e per percentuali definite.

Un aspetto frequentemente sottovalutato riguarda le aziende con più di 50 dipendenti: in questo caso il TFR non resta effettivamente in azienda ma viene versato al Fondo Tesoreria INPS. Questa distinzione è cruciale perché elimina il presunto vantaggio di “finanziare” la propria azienda.

Tirando le somme, la convenienza del fondo pensione aumenta con l’orizzonte temporale, la presenza del contributo datoriale e la tua aliquota marginale IRPEF. Per un trentenne con 30+ anni lavorativi davanti, il fondo pensione può generare un capitale finale del 20-30% superiore rispetto al TFR in azienda.

Il miglior momento per pianificare la pensione era 20 anni fa, il secondo miglior momento è adesso.

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