Viviamo nell’epoca dell’ottimizzazione. Ogni singolo istante della giornata può e deve essere spremuto al massimo grazie a qualche sistema figo, a qualche metodo certificato oppure a qualche app con nome anglofighetto. Dal momento in cui apriamo gli occhi (meglio se alle 5 del mattino, vero?) fino a quando ci trasciniamo a letto, siamo circondati da regole che ci promettono più produttività, più controllo, più tutto. Ma, sorpresa delle sorprese: quelle stesse regole che all’inizio sembravano la salvezza, spesso diventano la gabbia. Una bella pacca sulla spalla. Ci siamo auto-incatenati con entusiasmo.
Le regole autoimposte nascono da un bisogno legittimo: vogliamo sentirci padroni della nostra vita (spoiler: non lo siamo mai del tutto). Installiamo Freedom o Cold Turkey per non perdere ore su Instagram. Attiviamo Screen Time e ci sentiamo subito meglio: “Ehi, guarda! Solo 40 minuti su TikTok oggi!”. Abbiamo l’illusione di essere tornati al comando. Spoiler numero due: anche quello è un loop.
Poi passiamo al livello due: produttività estrema. Tecnica del Pomodoro, metodo GTD, regola dei due minuti… ci costruiamo un bel castello di sistemi e ci illudiamo di dominare il caos. E per un po’ funziona davvero. I numeri migliorano: +25% di produttività, -40% di tempo perso sui social. Piano piano diventiamo assuefatti di grafici in salita. Generano dopamina.
Ma il problema arriva quando iniziamo a pensare che solo quei blocchi da 25 minuti ci permettono di lavorare. Quando l’idea di sederci per 3 ore di fila su un progetto creativo ci manda in panico perché… “eh ma la pausa dov’è?”. Siamo diventati robot del nostro stesso sistema. Abbiamo finito per ottimizzare anche il nostro margine di errore.
E non finisce lì. C’è poi la caccia alla “regola perfetta”. Non ci basta più la tecnica che usiamo: vogliamo sempre quella nuova che ci svolta la vita. Passiamo dal Bullet Journal al metodo PARA, poi alla matrice di Eisenhower e giù fino al Second Brain. Ogni nuovo metodo è “quello giusto”, almeno finché non ci stanchiamo pure di quello.
E qui entra in scena la finanza personale, il regno assoluto delle regole rigidissime travestite da buonsenso. “50/30/20!”, “Paga prima te stesso!”, “Zero-based budgeting!”. Tutti slogan carini finché non guadagnate un bonus extra e vi chiedete se quei soldi vanno nel 20% dei risparmi o se potete, boh, viverci un po’ la vita. Il top lo raggiunge chi abbraccia il FIRE come una nuova religione: risparmiate il 70%, tagliate ogni gioia, investite solo in ETF e… vivete di aria compressa. Poi arriva una spesa imprevista (un parente in ospedale, una lavatrice esplosa, un viaggio che non potete rimandare) e vi sentite in colpa pure a prelevare dai vostri risparmi, perché la regola non prevede l’inaspettato. Ottimo lavoro.
Lo stesso vale per chi investe tutto nel mattone “perché mio nonno lo diceva”. E se il mercato immobiliare va in crisi o emergono alternative più interessanti, voi restate lì, a guardare le opportunità passare, legati mani e piedi alla regola del mattone sacro.
E poi c’è l’ottimizzazione finanziaria estrema: dal conto deposito passate agli ETF, poi alle crypto, poi alle opzioni, poi… boh, vendete i reni su eBay in attesa della “strategia definitiva”. Ma ogni nuova strategia, alla lunga, mostra le sue crepe. E allora via, verso l’ennesima soluzione magica.
Le regole servono, ma solo se vi ricordate che sono strumenti, non dogmi. Chi ragiona con “principi fluidi” ha una marcia in più. Tiene gli obiettivi fissi (tipo: sicurezza, crescita, serenità), ma sa cambiare strada quando la mappa non corrisponde più al terreno.
Magari iniziate con il classico 60/40 tra azioni e obbligazioni. Ma poi il mondo cambia (tipo: pandemia, inflazione, guerre) e cambiate anche voi. Vi aggiornate, diversificate, adattate. Non fate i kamikaze del piano iniziale.
Le regole sono fantastiche quando non sapete da dove partire. Vi danno struttura, vi aiutano a costruire buone abitudini. Ma più acquisite esperienza, più dovete saperle trasformare. Non buttatele via, ma nemmeno lasciate che vi comandino.
La vita è un casino e non c’è una regola che vi risolve tutto. Le migliori sono quelle che vi accompagnano nel casino, non quelle che fingono di eliminarlo. Perché solo quando imparate a ballare con l’incertezza e a non fuggirla potete davvero iniziare a giocare bene.
Grazie per la lettura.
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