Federico è un appassionato di investimenti da più di 10 anni. E’ riuscito a trasformare la sua passione in lavoro e ha deciso di aprire “The New Finance” per fare divulgazione e condividere le sue esperienze. Il nome non è casuale: nel suo canale infatti tratta tutti gli strumenti, dalle obbligazioni, alle azioni, gli ETF fino ad arrivare a strumenti più complessi come i certificati e strategie come il bond laddering (di cui lascio un video dal suo canale, che trovo molto completo).
L’intervista con lui è stata molto interessante, anche perché è un lettore accanito ma ha anche un bagaglio di esperienza notevole per la sua giovane età, dato dal lavoro che svolge. Siamo entrati subito in sintonia, anche perché la sua passione è coinvolgente e dopo poco mi sembrava di parlare con una persona che conosco da anni.
Vi lascio all’intervista con Federico di The New Finance.
Parlami di te in breve e di quali sono le scelte che ti hanno portato a condividere le tue esperienze con il resto del mondo attraverso YouTube/Instagram/Blog
Allora, ho sempre avuto questa passione per la finanza, soprattutto per quello che riguarda gli investimenti. Mi sono praticamente formato da solo, perché quando ho capito che la strada dell’avvocatura non faceva per me, ho deciso di provare a trasformare questa passione in un lavoro. All’inizio non avevo idea di cosa significasse davvero lavorare in banca. Poi, mi sono buttato in un percorso di formazione che era parecchio teorico e accademico all’inizio. Le banche, sai, ti formano bene, ti danno una base tecnica solida: impari la teoria del portafoglio, il trading con opzioni, i prodotti derivati, le strategie di investimento, come allocare gli asset e monitorare il portafoglio. Cose che, insomma, oggi trovi anche su Amazon o Reddit, ma lì le ho studiate a fondo.
Dopo aver lavorato in banca per quasi 5 anni, l’anno scorso sono passato a Fineco come consulente. Lavoro solo a fee e non a commissione, quindi non ci sono conflitti di interesse. È una situazione unica in Italia che ti permette di lavorare come se fossi indipendente, anche se non lo sei completamente. Fineco sta ingaggiando un sacco di consulenti indipendenti perché ti offre tutta la struttura di cui hai bisogno senza troppi costi aggiuntivi. La piattaforma è top e lavorare con il brand Fineco è un grande vantaggio. Le condizioni e la piattaforma sono davvero valide.
Insomma, nel 2019/2020 ho iniziato a prenderla più sul serio con questa storia della finanza. Prima avevo creato un blog, che poi ho trasformato in un canale YouTube. Mi piace un sacco condividere quello che so, un po’ come fai tu con il tuo blog. È bello sparare due chiacchiere su cose che ti appassionano e creare contenuti su di esse.
Poi, sai, condividere ti fa anche migliorare un sacco. Tipo, parlando di qualcosa ti tocca approfondire, entrare nei dettagli. E ti dico, ho imparato di più pubblicando video che non leggendo libri su libri. C’è sempre quella paura di fare brutte figure o di scrivere cavolate, no?
Ho la fortuna di ricevere un sacco di feedback positivi, ma quei pochi negativi li leggo tutti. È come uno sguardo dietro le quinte: qualsiasi cosa tu scriva, c’è sempre qualcuno pronto a criticarti. Ma non rispondiamo ai commenti negativi perché entri in una spirale. E poi, quei pochi negativi a volte ti aiutano a crescere, a migliorare.
Fare sta roba, sia che si tratti di un sito o di un canale YouTube, è fantastico ma richiede un sacco di energia. Immagino tu faccia altro nella vita, quindi sai bene che è come gestire un secondo lavoro. Però, in fondo, lo fai volentieri, anche se è tosto. E alla fine, è proprio questo mettersi in gioco che ti fa imparare un sacco, specialmente per evitare di dire boiate e affrontare argomenti che magari non trovi nei libri.
Tipo, hai presente gli ETF a scadenza? Ho provato a chiedere in giro, anche a Coletti, sperando mi illuminasse. Gli ho fatto, “Ehi Paolo, come funziona la tassazione su sta roba?” E lui tutto in CAPS, con un sacco di punti esclamativi, mi fa: “Mistero. Probabilmente toccherà a qualche programmatore capirci qualcosa.”
Quali sono le persone che ti hanno influenzato maggiormente negli anni? Quali libri, podcast, white-papers e così via consideri fondamentali nel tuo percorso di investitore?
Se mi chiedi con che libro cominciare, beh, ne ho letti un bel po’, ma l’ultimo è di un po’ di tempo fa. Sai, ormai da anni la mia principale fonte di informazione è Internet. Più che leggere tomi, mi metto a guardare video, tipo quelli di Ben Felix. Non dico che siano per tutti, perché sono piuttosto tosti, ma se riesci a vedertene uno dall’inizio alla fine, capisci che sono oro. Sono super utili perché spesso prendono quei White Papers complicatissimi, li smontano e te li spiegano in video, che è molto più digesto che leggersi un mattone.
E poi, sai, diventi pragmatico. Più vai avanti e più ti rendi conto che le basi sono sempre quelle. La pratica ti insegna a essere diretto, specialmente se, come me, lo fai di lavoro. Alla fine, è tutta una questione di trovare il modo più efficace per capire le cose, senza perdersi in dettagli inutili.
Quando spunta fuori qualcosa di nuovo, come gli ETF a scadenza o le obbligazioni cumulative che fino a poco tempo fa o non c’erano o erano roba per i grandi investitori, mi metto d’impegno a studiarle. Vado a cercarmi tutto il materiale possibile, ma la verità è che Internet è diventato il mio punto di riferimento principale.
Ci sono dei libri, che più che manuali li definirei guide, che ti aiutano a costruirti un certo modo di pensare, un mindset. Però, occhio a non cadere nella trappola di finire a leggere roba tipo Tony Robbins o Robert Kiyosaki, che personalmente non posso vedere. Però, se prendi “Antifragile” di Taleb, ecco, quello è un altro discorso. Magari non parla direttamente di mercati, ma ti dà un approccio mentale, una prospettiva che può essere super utile.
Quello che leggo lo scelgo con cura. E anche se certi libri sembrano una trovata commerciale, a volte ti lasciano comunque qualcosa, un modo di vedere le cose. Quando investo in azioni singole, per esempio, parte del mio approccio viene anche da queste letture. Avevi chiesto dei miei metodi e strategie di investimento, e posso dirti che la mia base parte proprio da lì, dal mindset. Il resto viene investendo direttamente nelle singole azioni.
Parliamo di pianificazione: quali sono i tuoi obiettivi principali? Come allinei la tua strategia di investimento ai tuoi obiettivi di breve, medio e lungo termine? Quali pensi siano i fattori che determinano il successo sul lungo termine?
Mi sono messo sulla strada della pianificazione con un approccio super metodico. Il mio obiettivo a lungo termine? Voglio far crescere il mio capitale il più possibile, che sembra una battuta, ma è davvero così. Gli obiettivi a breve termine li ho già centrati: casa mia, macchina mia. Adesso non ho granché da raggiungere nel breve-medio termine, quindi sto puntando tutto sul lungo periodo.
Il mio metodo include restare fedele alla strategia di investimento che ti dicevo, quella del PAC, che per me è più un costo fisso che un’opzione. È come una rata di finanziamento che devo pagare, vuoi o non vuoi. E quando decido di investire dei soldi extra, mi impegno a farlo costantemente, succeda quel che succeda. Rispettare le decisioni prese all’inizio è secondo me una delle cose più toste per un investitore. Perché, come te e tanti altri che magari seguono il tuo sito, si inizia con una strategia e poi si finisce per cambiarla dieci volte in tre anni.
Quindi, la mia dritta è: sii metodico e rimani fedele alle decisioni che prendi all’inizio. Quando inizi un percorso, lo fai perché hai fatto le tue ricerche, hai i tuoi motivi. Stai su quella strada.
Avere successo a lungo termine vuol dire avere metodo e sangue freddo. Durante il Covid, per esempio, avevo clienti che andavano nel panico e altri che quasi non se ne sono accorti, che hanno pensato “va beh, passerà” e hanno tenuto duro. Questo mi ha insegnato che il miglior approccio è proprio quello: avere un metodo, rimanere fedeli ad esso e non lasciarsi spaventare dai movimenti di mercato, sia quelli positivi che quelli negativi. Devi essere freddo come il ghiaccio, diciamo.
Sul breve termine, ammetto di prendere più rischi rispetto ad altri. Non ho un fondo di emergenza nel modo tradizionale, perché uso il Lombard di Fineco. Questo significa che se mi capita un imprevisto, posso finire per usare il fido per coprire le spese o per investire. È un gioco rischioso, lo so, e bisogna stare molto attenti. Però, per il momento, gestisco la situazione così.
E a seconda del patrimonio che gestisci hai diverse condizioni, e nel peggiore dei casi hai uno spread dell’uno percento sull’euribor a tre mesi, quindi è chiaro che adesso ti sembra alto, però ti assicuro che fino a tre anni fa usare il Lombard significava finanziarsi praticamente a zero.
Ovviamente, l’approccio che uso io non è per tutti, non lo consiglierei a chiunque.
In genere è importante avere un classico fondo di emergenza: calcola le tue spese mensili, moltiplicale per 3 o 6 a seconda del livello di sicurezza che vuoi avere, e tieni quella somma da parte in strumenti sicuri e liquidi.
Ultimamente c’è il mantra “tutto su XEON“, ma è vero che gli strumenti monetari sono diventati molto popolari, e ne sono contento. Sono flessibili e utili. Se non avessi la propensione al rischio che ho, userei strumenti come XEON anch’io.
Quali sono gli strumenti/asset che preferisci e quali invece non utilizzeresti mai in nessun portafoglio? In funzione di cosa dosi i vari strumenti in portafoglio e ogni quanto ribilanci il portafoglio (se lo fai)?
Quando investo, mi piace scavare un po’ più in profondità nei numeri per vedere se un investimento ha senso o meno. Per quanto riguarda l’organizzazione del mio portafoglio, è diviso in modo piuttosto specifico: il 65% è allocato in ETF e il restante in titoli singoli, che rappresentano circa il 30% del mio investimento totale.
Noi non abbiamo accesso alle stesse informazioni o reti che hanno gli investitori di grande calibro come Warren Buffett, ma possiamo comunque trarre delle lezioni importanti dai loro approcci.
Io tendo a concentrarmi molto sul brand. Quello del concentrarsi sui brand è un concetto molto in linea con la filosofia di Buffett. L’idea di investire in aziende con un brand forte, che le persone continueranno a usare o a cui aspireranno nei prossimi decenni, è fondamentale. Ti fai domande come “Le persone useranno ancora gli iPhone tra cinquant’anni?” o “La Ferrari sarà ancora considerata un simbolo di lusso tra trent’anni?”. Queste riflessioni sono il punto di partenza per comprendere il valore duraturo di un’azienda.
Per quanto riguarda la ricerca e l’analisi delle aziende in cui investire, io uso Simply Wall Street. È uno strumento utile per ottenere una panoramica delle aziende, anche se, da quello che ho notato, può avere una certa inclinazione verso il mercato americano e potrebbe dare l’impressione che certi settori o aziende siano sopravvalutati. Questo è un buon promemoria che nessuno strumento di analisi è perfetto e che dovremmo sempre cercare di ottenere una visione olistica dell’investimento, considerando diversi fattori e fonti di informazione.
L’importante è non fermarsi alla superficie, ma cercare di capire veramente il valore e il potenziale a lungo termine di un’azienda, oltre ai numeri e alle quotazioni. Questo approccio più profondo e riflessivo all’investimento è qualcosa che possiamo sicuramente imparare dagli investitori di successo come Buffett.
Mi hai chiesto quali strumenti evito? Bene, generalmente non mi avvalgo della gestione attiva, a meno che non si tratti di rarissimi casi in cui i costi sono giustificabili e il fondo ha ricevuto costantemente 5 stelle da Morning Star, indicando che le sue performance superano il benchmark dichiarato. Parlando di benchmark, ci sarebbe molto da discutere su come vengono scelti dai fondi attivi. Molti fondi attivi, ad esempio, utilizzano l’MSCI World come benchmark, ma poi, se analizzi le loro sovraperformances, noti che il loro portafoglio assomiglia più a un Nasdaq, spesso con un forte sbilanciamento verso il settore tecnologico. Questo mi fa riflettere sulla reale efficacia e coerenza nella scelta dei benchmark.
Riguardo agli strumenti che evito, aggiungo che non utilizzerei mai le opzioni, le vedo più come strumenti di trading. Gli unici derivati che uso sono gli ETN per le criptovalute e, se mi interesso alle commodities, uso gli ETC, ma al momento non ho esposizioni.
Parlando della mia strategia di investimento, quindi mi concentro principalmente sulle azioni. C’è però un’eccezione interessante nel mio portafoglio: il bond austriaco 2120, che è un po’ l’outsider. Potrebbe sembrare una scommessa, ed è vero che è un po’ borderline rispetto al classico investimento.
Sono convinto che l’aspetto psicologico negli investimenti sia fondamentale. Devi goderti l’investimento, essere felice all’idea di investire quei 1.000 € extra se non ti servono per altro. Se non c’è questa passione, alla lunga si perde interesse.
Inoltre nonostante la mia predilezione per le azioni, ho anche un po’ di bond nel mio portafoglio.
In particolare, ho un PAC su ETF che ho iniziato a seguire da maggio 2022, con un 30% in bond: 5% in bond governativi cinesi, 5% in Treasury USA e il 20% in High.Yield. Però, sto valutando di eliminare questa componente perché, con l’andare del tempo, sto diventando sempre più pragmatico. Mi chiedo: se il mio obiettivo è investire a lungo termine, e considerato che i bond possono fungere da cuscinetto in periodi di calo del mercato, ha davvero senso mantenerli? La mia inclinazione sta evolvendo verso un portafoglio 100% azionario, e credo che manterrò questa direzione per il resto della mia vita.
Il tuo portafoglio ha mai affrontato una perdita significativa? Come ne sei uscito? Quali lezioni pensi di aver imparato?
Sulla questione delle perdite significative, né io né te abbiamo realmente vissuto un vero bear market azionario. Ho avuto delle perdite significative, come con De Longhi, dove ho investito l’80% del mio patrimonio all’epoca e ho finito per farmi male. Quella esperienza mi ha insegnato l’importanza della diversificazione e che non vale la pena cercare di fare il colpaccio con un singolo titolo. Ho capito che è meglio avere una strategia ben definita e che l’investimento in titoli singoli dovrebbe essere solo una parte minore del mio portafoglio.
Per quanto riguarda i certificati, li utilizzo raramente e solo quando intravedo la possibilità di arbitraggio dovuta a mancanza di liquidità. Questi strumenti possono essere particolarmente interessanti per chi dispone di capitali ingenti e ha molta pazienza. Non richiedono un’azione immediata, ma, trovandosi sulla piattaforma giusta, possono offrire buone opportunità a causa della loro bassa liquidità, che per alcuni potrebbe rappresentare un problema, ma per altri un’opportunità.
Durante il mio periodo in banca, ho notato che molti certificati venivano venduti sul mercato a prezzi non ottimali perché mancava la competenza per impostare un prezzo limite adeguato. Questo crea opportunità di arbitraggio interessanti. Personalmente, riesco a sfruttare queste situazioni una o due volte all’anno, principalmente perché non ho molto tempo da dedicare a questa attività.
Per chi ha i capitali e la pazienza necessari, inserire ordini con prezzo limite può rappresentare un’occasione per approfittare di queste “macellerie di mercato”, dove si possono trovare occasioni davvero vantaggiose. Una delle migliori opportunità che ho trovato era su certificati emessi da una delle principali banche italiane, ma preferisco non entrare troppo nei dettagli.
In che modo le tue emozioni influenzano la tua pianificazione? Quali pensi siano i bias più insidiosi che hai mai sperimentato e come hanno impattato la tua operatività?
Amo i dividendi, e ne parlerò sicuramente sul mio canale. Vedere l’accredito dei dividendi sul conto corrente ha un impatto psicologico notevole su di me. Se, ad esempio, incrementando il mio portafoglio di 20.000 € in un anno, riesco a portarmi a casa un flusso di dividendi maggiore rispetto all’anno precedente, mi sento motivato a voler fare sempre meglio. Quindi, sì, ho decisamente un debole per i dividendi.
Inoltre, ho questa convinzione, forse un po’ illusoria, di poter scoprire delle “gemme” non ancora riconosciute dal mercato, credendo che i mercati siano solo parzialmente efficienti. So che potrei sbagliarmi, ma preferisco vivere con questa mia illusione.
Penso che ci siano diversi esempi di inefficienze di mercato, come il crollo del prezzo del petrolio durante il Covid, che ha portato alla liquidazione di alcuni ETC. Questi eventi dimostrano che, almeno nel breve termine, il mercato può comportarsi in modo irrazionale. Quindi, sì, ci sono certamente opportunità da cogliere per chi sa dove cercare.
Amo anche investire in criptovalute e, nonostante possa sembrare banale dirlo, credo molto nel potenziale di Ethereum piuttosto che in Bitcoin. Al momento, sto cercando di resistere alla tentazione di incrementare il mio investimento in Ethereum, cercando di mantenere un certo controllo.
Per quanto riguarda gli investimenti in aziende sulla cresta dell’onda come Tesla o Zoom, che è stata molto discussa tre anni fa, sono sempre riuscito a mantenere una certa disciplina, senza lasciarmi trascinare dalle emozioni.
Come dicevo il mio vero punto debole sono i dividendi. Ho una forte inclinazione per gli investimenti che mi permettono di percepire un reddito costante attraverso le cedole, tanto che prevedo di orientarmi completamente verso titoli a distribuzione una volta superata la soglia dei 100.000 euro nel mio portafoglio. Per il momento, la maggior parte dei miei investimenti in ETF è ad accumulazione, con solo una piccola parte dedicata a ETF ad alta distribuzione.
Questa scelta è guidata dalla componente psicologica: ho bisogno di vedere concretamente i frutti dei miei sacrifici e degli investimenti, di sentire che le rinunce che faccio hanno un riscontro tangibile nella mia vita quotidiana. So che dal punto di vista fiscale potrebbe non essere la scelta più efficiente, ma accetto questa realtà e ne parlo apertamente. La mia priorità è quella di sentirmi a mio agio con le mie decisioni di investimento, anche se ciò significa accettare un compromesso dal punto di vista dell’ottimizzazione fiscale.
Se tu potessi avere una breve conversazione con il te stesso del passato, su cosa concentreresti maggiormente l’attenzione?
Guarda, se potessi fare un salto indietro di 10 anni e darmi un consiglio, eviterei di cadere nei soliti cliché, tipo “investi in Bitcoin”. Sarei più orientato a parlare di qualcosa di più concreto e vitale, tipo l’importanza di adottare un approccio metodico in tutto ciò che si fa. Questo concetto di “metodo” è qualcosa a cui tengo molto; se ci conoscessimo meglio, me lo sentiresti dire spesso. Viviamo in un mondo che richiede precisione e organizzazione, specialmente nel mio campo. Se lavori senza un metodo ben definito, rischi grosso. Agire d’istinto può portare a errori costosi, non solo per te ma anche per le persone che dipendono da te, soprattutto quando si tratta di gestire i loro investimenti. Quindi, sì, la chiave è essere metodici. È un mantra che vivo ogni giorno.
I link di The New Finance
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Federico