Un lettore mi ha scritto:
In uno scenario di inflazione in diminuzione, aumento della disoccupazione ed economia in contrazione è probabile aspettarsi un taglio dei tassi di interesse delle Banche Centrali a breve. In una situazione del genere conviene investire di più su un indice azionario globale?
Premesso che aumentare l’esposizione azionaria rispetto a quanto pianificato per una previsione di eventi macroeconomici futuri significa fare market timing, la domanda è estremamente interessante e richiede un doppio approfondimento:
- attuale situazione macroeconomica e probabilità di un taglio dei tassi di interesse a stretto giro;
- correlazione tra un indice azionario globale e variazione dei tassi di interesse.
Cosa sta accadendo all’economia
Abbiamo assistito ad uno dei più repentini aumenti dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali della storia.
L’effetto sull’inflazione è palese. Ho preso come indicatore l’inflazione core, ossia l’inflazione al netto di generi alimentari ed energia, storicamente molto instabili rispetto alle altre componenti.
Sia l’inflazione core negli Stati Uniti che quella in Europa hanno subìto una contrazione negli ultimi 12 mesi. La prima è passata dal 6.5% al 4.9% mentre la seconda dal 5% al 3.6%.
Se vogliamo dare un occhio al valore totale dell’inflazione, possiamo prendere dalla tabella sottostante riferita all’Europa la variazione dei prezzi anno su anno delle componenti di energia e generi alimentari, alcol e tabacchi. La prima componente è crollata da +34% al -11.5%, mentre la seconda è passata dal 13.6% al 6.9%.
Il mercato del lavoro rimane forte nonostante l’aumento dei tassi di interesse. Abbiamo avuto un aumento del tasso di disoccupazione di circa mezzo punto percentuale sia negli Stati Uniti che in Europa.
In Europa tuttavia stiamo assistendo ad una contrazione del Prodotto Interno Lordo, cosa che invece non sta accadendo negli Stati Uniti, molto probabilmente sostenuti da una inaspettata crescita del mercato azionario, vicino a toccare nuovi massimi.
Infatti, se guardiamo ad oggi la composizione di un indice azionario globale, la quota del mercato statunitense è passata dal 65% di alcuni mesi fa al 70%. In pratica acquistando un ETF che replica un indice globale stiamo acquistando al 70% azioni del mercato azionario a stelle e strisce. In un’ottica di investimento passivo che replica la capitalizzazione di mercato non ci sono problemi. Ce ne possono essere se il nostro scopo è quello di costruire un portafoglio distribuito equamente tra i vari mercati azionari globali.
Quali sono le stime sui tassi di interesse?
L’inflazione statunitense è in calo, ma non è ancora a livelli sufficienti per poter pensare ad un taglio dei tassi (anche se il calo dell’inflazione è stato maggiore delle attese).
Se infatti guardiamo le stime degli analisti, è molto probabile che inizieremo ad assistere a dei tagli da parte della FED da metà 2024. Ovviamente questo dipende dalla reazione dell’economia e da come si comporterà l’inflazione nei prossimi mesi. Al momento gli Stati Uniti godono di una economia molto forte ed un livello di inflazione in calo ma al di sopra del target.
Diverso il discorso per l’Europa, dove la BCE si sta trovando a fronteggiare dei livelli di inflazione core non ancora a regime, ma l’economia sta subendo un leggero contraccolpo. Fermo restando che l’obiettivo della BCE è quello di riportare l’inflazione al 2% è probabile che anche in Europa non assisteremo ad un taglio dei tassi prima della metà del 2024.
Come si è comportato un indice azionario globale a seguito di una variazione dei tassi di interesse
La correlazione tra tassi di interesse e mercato azionario è estremamente complessa. Si potrebbe pensare che quando i tassi aumentano il mercato azionario cali e quando i tassi calano il mercato azionario aumenti. In uno scenario di tassi più bassi le aziende accedono al denaro con più facilità, quindi aumentano i propri investimenti e sono più propense alla crescita. Viceversa, un aumento dei tassi comporta un aumento del costo del denaro, che si può tradurre in un calo nel ricorso al debito, una contrazione degli investimenti e un approccio più conservativo da parte delle aziende (più propense quindi ad operare tagli del personale e così via).
Questa estrema semplificazione è un errore.
La dimostrazione l’abbiamo guardando la storia, ossia prendendo l’indice MSCI World e confrontandolo con le variazioni dei tassi della FED dal 1970 al 2022 e con le variazioni dei tassi della BCE dal 2000 al 2022. Per ogni variazione dei tassi sono andato a vedere come si è comportato il mercato azionario nei 12 mesi seguenti (per vedere l’impatto reale della variazione dei tassi da parte delle Banche Centrali).
I grafici sotto la lente
Gli scatter plot penso siano abbastanza chiari.
Nel 75% dei casi un aumento dei tassi di interesse da parte della FED è stato seguito da una crescita del mercato azionario globale. Viceversa, una taglio dei tassi di interesse da parte della FED è stato seguito nel 70% dei casi da una crescita del mercato azionario.
Mediamente il mercato azionario è salito di un 7.9% a seguito di un aumento dei tassi e dell’11% a seguito di un taglio. Possiamo quindi dire che al mercato azionario gliene frega relativamente poco delle operazioni effettuate dalle Banche Centrali. Anche nel breve periodo.
Per quanto riguarda l’Europa, l’impatto di una variazione dei tassi sembra avere effetti più in linea con le attese. Il mercato azionario è salito nel 50% dei casi a valle di un aumento dei tassi ma è salito IN MEDIA solo di un 1.6%, mentre nel caso di taglio dei tassi il mercato azionario è salito nel 75% per un aumento medio di oltre il 13%.
Potremmo pensare che i tassi di interesse imposti dalla BCE siano un indicatore migliore di quelli della FED per valutare i movimenti a posteriori di un indice azionario globale, ma dobbiamo considerare che per quanto riguarda lo storico per la parte Europa abbiamo molte meno informazioni e non possiamo stimare quanto la correlazione tra le due misure sia inficiata dalla casualità.
Avremmo potuto anticipare un taglio dei tassi in base all’andamento del mercato azionario?
Incuriosito ho provato ad analizzare il caso opposto, ossia capire se sarebbe stato possibile anticipare un taglio dei tassi in base all’andamento negativo del mercato azionario.
Di nuovo la BCE sembra essere più sul pezzo della FED, ma solo perché stiamo guardando alla storia recente e abbiamo molto meno storico da analizzare. Se guardiamo la media dei rendimenti nei 12 mesi antecedenti ad un taglio dei tassi, nel caso della BCE abbiamo avuto un indice mediamente in calo dell’11%, ma abbiamo casi emblematici come la bolla dot com dove i tassi in Europa erano in salita ma il mercato azionario stava attraversando una delle peggiori crisi della storia recente.
Conclusioni
“Stock market is not the economy“
Evitiamo di mescolare troppo i due mondi perché le relazioni ci sono ma sono talmente complesse e imprevedibili che utilizzare gli interventi sui tassi di interesse delle Banche Centrali come indicatore di ingresso o uscita dal mercato azionario è una follia. Se pensate che l’investimento passivo sia troppo passivo per voi, il mio consiglio è quello di “giocarvi” una piccola parte del patrimonio in attività ad alto rischio/rendimento. In alternativa, per i più “smanettoni” che si annoiano a stare con le mani in mano esiste il Value Averaging o lo Smart PAC.
Investire è una maratona e non una 100 metri piani. Se volete divertirvi andate al Luna Park.
Grazie per la lettura.
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