Uno dei miei mantra, ereditato dalle varie letture di questi anni, è quello di diversificare per mitigare il rischio del portafoglio. Quando si parla di mercato azionario, uno degli aspetti che do spesso per scontato è quello di diversificare geograficamente. Non mi sono mai soffermato a spiegare perché preferisco acquistare azioni globali anziché andare solo sugli USA che hanno avuto performance decisamente migliori negli ultimi anni.
Quando abbiamo due scelte abbiamo quasi sempre due fazioni: chi preferisce orientarsi solamente sul mercato azionario statunitense e chi invece preferisce investire su mercati globali e diversificare geograficamente.
Questa divisione è un’eredità tutta a stelle e strisce che abbiamo importato. Questo è dovuto principalmente al fatto che il mercato azionario statunitense è il mercato più capitalizzato al mondo e volenti o nolenti gli USA hanno un peso talmente elevato che finiscono per influenzare tutti gli altri mercati azionari.
Se ci ragioniamo un attimo, oggi sarebbe impensabile per un qualunque investitore europeo (ma non solo) che vuole investire in azioni non dedicare una parte del proprio portafoglio al mercato più capitalizzato del mondo. Il costo opportunità potrebbe pesare molto. Il mercato USA è anche quello che ha avuto i rendimenti migliori negli ultimi anni. Ma è sempre stato così?
50 anni di storia del mercato azionario americano e del resto del mondo
Dato che un’immagine vale più di mille parole ecco qual è stata la differenza di rendimento anno per anno del mercato azionario statunitense (indice MSCI USA) rispetto a tutti gli altri mercati azionari ad eccezione degli Stati Uniti, dei mercati emergenti e di quelli di frontiera (indice MSCI WORLD ex US) dal 1970 al 2023.
In blu abbiamo gli anni nei quali il mercato azionario statunitense ha avuto rendimenti migliori dell’extra US. In verde il caso opposto.
Nei due decenni 1990-2000 e 2010-2020 la sovraperformance degli Stati Uniti è stata schiacciante, ma come si vede bene dall’immagine questa situazione non è una costante. Aver investito nel mercato azionario globale nel decennio perduto (2000-2010) oppure dal 1970 al 1990 ci avrebbe consentito di avere delle performance migliori rispetto che ad avere solo investimenti azionari nel mercato US.
Vediamo tutta via come avrebbero reagito dei portafogli a 10 o a 20 anni costruiti lungo questi 50 anni.
Portafogli rolling sul mercato azionario
Portafogli rolling a 10 anni
Metrica | MSCI US | MSCI ex-US |
---|---|---|
Media | 11,68% | 10,49% |
Deviazione standard | 4,64% | 5,31% |
Rendimento minimo | -0.73% | 3.24% |
Rendimento massimo | 18,43% | 22,51% |
Asimmetria | -0,71 | 0,73 |
Curtosi | -0,10 | -0,68 |
Investire sul mercato statunitense avrebbe garantito dei rendimenti medi più alti ma i rendimenti storici a 10 anni ci dicono alcune cose importanti.
La prima è che investendo nel mercato globale avremmo sempre avuto dei rendimenti decennali positivi negli ultimi 50 anni. Non possiamo dire la stessa cosa, anche se per poco, del mercato statunitense. Infatti il rendimento minimo di un portafoglio rolling decennale in questi 50 anni è stato inferiore a 0.
La seconda cosa da notare è che i rendimenti del mercato azionario statunitense sono stati asimmetrici verso sinistra (coefficiente di asimmetria < 0). Quelli azionari globali sono stati asimmetrici verso destra. L’asimmetria ci che per quanto la media dei rendimenti dell’MSCI USA sia stata più alta rispetto a quella dell’MSCI World ex-US, il secondo ha avuto un numero maggiore di periodi decennali positivi.
L’ultima cosa che possiamo notare e lo facciamo tramite il calcolo della curtosi (ossia dell’altezza della curva di frequenze dei rendimenti decennali) è che il mercato globale senza Stati Uniti ha avuto degli eventi di coda più estremi. Possiamo tuttavia definire entrambe le curve di frequenza come platicurtiche (più schiacciate verso il basso, con code più lunghe).
La curtosi quindi ci dice che entrambi gli investimenti sarebbero stati caratterizzati da una presenza importante di eventi estremi, ma investire sui mercati globali sarebbe stato più rischioso che investire solo sul mercato statunitense.
Questo è confermato anche dalla deviazione standard dei rendimenti a 10 anni più alta nel caso di MSCI World ex-US.
Portafogli rolling a 20 anni
Metrica | MSCI US | MSCI ex-US |
---|---|---|
Media | 11,70% | 10,25% |
Deviazione standard | 2,89% | 3,59% |
Rendimento minimo | 6,75% | 5,02% |
Rendimento massimo | 17,52% | 16,23% |
Asimmetria | 0,31 | 0,19 |
Curtosi | -0,81 | -1,54 |
A 20 anni non c’è storia. Negli ultimi 50 anni USA batte resto del mondo su tutta la linea. Avremmo potuto ottenere delle performance migliori solo se avessimo investito nei primi anni ’70, altrimenti non c’è partita.
Questo non riguarda solamente rendimenti medi, ma rendimento minimo e massimo, deviazione standard, asimmetria dei rendimenti più spostata a destra della curva di frequenza e incidenza degli estremi più bassa.
Se guardiamo alla storia recente, aver investito in US avrebbe garantito delle performance migliori nella maggior parte dei casi.
Una soluzione ibrida
Il bianco e il nero sono due bei colori, ma anche le varie sfumature di grigio hanno il loro perché.
Una soluzione è quella di combinare i due indici per acquistare un fondo che cerchi di replicare il più possibile l’andamento del mercato globale, senza rinunciare ad entrambe le cose. Non è questo il fine ultimo della diversificazione? In un certo senso possiamo applicare anche in questo caso gli insegnamenti di John Bogle. Perché dovrei scegliere uno dei due indici quando posso acquistare tutto il pagliaio.
Questo è quello che fanno ETF come SWDA, VWCE, IMIE, IUSQ e così via, ognuno con le piccole differenze. Se volete approfondire queste differenze ecco un articolo a riguardo.
Abbiamo analizzato precedentemente rischio e rendimento di entrambi gli indici presi singolarmente. Ecco cosa accade invece se prendiamo entrambi e creiamo una asset allocation che progressivamente si sposta dall’indice statunitense a quello resto del mondo su portafogli rolling decennali.
Incredibile ma vero. I migliori portafogli rolling a 10 anni degli ultimi 50 anni per risk/reward su una combinazione di indici US contro resto del mondo sarebbero stati i portafogli compresi tra 80% US / 20% resto del mondo e 60% US / 40% resto del mondo.
Questo significa in parole povere che avendo seguito una classica strategia di peso per capitalizzazione di mercato (quella degli USA mediamente è stata intorno al 50-60% negli ultimi 50 anni) avreste selezionato la miglior composizione possibile in termini di rapporto rendimento/rischio (espresso come volatilità).
Conclusioni
Storicamente, se negli ultimi 50 anni aveste voluto massimizzare i rendimenti avreste dovuto acquistare unicamente azioni USA. Viceversa, se aveste voluto massimizzare rendimento a parità di rischio aveste dovuto selezionare una composizione 70/30 USA/resto del mondo.
L’analisi storica dimostra comunque come i rendimenti dei mercati azionari fuori dagli Stati Uniti hanno detto la loro in vari periodi e per la teoria della diversificazione potrebbe essere un azzardo investire unicamente in un indice statunitense.
Dobbiamo anche considerare il fatto che per un investitore che spende per lo più in dollari investire unicamente in USA è un’opzione migliore rispetto ad esempio ad un investitore che spende maggiormente in altra valuta. Questo perché esponendosi a mercati internazionali (rispetto agli USA) si espongono a rischio cambio e questo come sappiamo aumenta le oscillazioni di portafoglio con effetti imprevedibili.
Per gli investitori che spendono in euro invece l’esposizione a rischio cambio (almeno euro/dollaro) è necessaria, a meno di non orientarsi unicamente su indici azionari europei. Ma questo vorrebbe dire non investire nel mercato azionario più capitalizzato della storia recente e secondo me il gioco non vale la candela.
Resta il fatto che non abbiamo la certezza cosa farà meglio negli anni in cui investiremo, pertanto è bene scegliere poco di tutto, piuttosto che molto di poco o, peggio ancora, tutto di uno.
Grazie per la lettura.
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